Cabernet: sarà Franc, ma parla sempre più italiano
Ormai da qualche tempo (e temo di averlo scritto già in altre occasioni) sto maturando la convinzione che la costa maremmana rappresenti una sorta di paradiso terrestre per il cabernet franc.
Ormai da qualche tempo (e temo di averlo scritto già in altre occasioni) sto maturando la convinzione che la costa maremmana rappresenti una sorta di paradiso terrestre per il cabernet franc.
Da ragazzi, anche un po’ cresciuti, si ironizzava spesso su una scuola elettrotecnica di Torino, la scuola per corrispondenza più famosa a quei tempi che, si diceva, ti faceva costruire una radiolina a transistor che alla fine del corso ti sarebbe costata un sacco di soldi.
Il cabernet franc è vitigno ostico. Tra i tanti membri della vasta famiglia delle viti bituriche è, dopo il carmènere, probabilmente il più rude è irruente.
Che cosa spinge un viticoltore fortemente radicato nel suo territorio, intimamente legato alle sue storiche varietà, avvinghiato agli aromi e sapori che l’hanno accompagnato per tutta la sua vita, a partire da casa per cercare un altro territorio da conoscere?
Se qualcuno pensasse che le fiabe siano invenzioni letterarie semplici e leggere per bambini sarà bene che si ricreda.