Il cabernet franc è vitigno ostico. Tra i tanti membri della vasta famiglia delle viti bituriche è, dopo il carmènere, probabilmente il più rude è irruente. Non sorprende che a lungo, in particolare nell’Italia del nord-est, i due vitigni siano stati confusi dai coltivatori (quel che stupisce, piuttosto, è che altrettanto a lungo studiosi e ricercatori non si siano accorti di nulla).
Quando si ricostituirono i vigneti dopo la fillossera, infatti, in particolare nelle Venezie si provvide ad impiantare diffusamente ceppi di quello che i vivaisti francesi, non si sa se per dolo o trascuratezza, avevano spacciato come cabernet franc, salvo poi appurare, negli anni Ottanta del secolo appena trascorso, che si trattava invece del cugino carmènere. Da quel momento i nuovi impianti messi a dimora nel nostro Paese sono – per così dire – “certificati” e non vi è più dubbio sulla bontà e sull’identità del materiale genetico.
È soprattutto a datare dall’ultimo decennio del Novecento che il cabernet franc sembra aver trovato un areale di coltivazione particolarmente vocato lungo la costa toscana, dove il clima caldo, luminoso ed assolato, mitigato dalla fresche brezze marine, riesce ad addolcirne il burbero carattere, ammorbidendo la sua spiccata nota erbacea e colorandone il frutto di una dolcezza e pienezza che nemmeno nella madre patria francese riesce a raggiungere. Probabilmente, però, in Maremma il cabernet franc non ha trovato solo un clima ideale, ma soprattutto, fedele ai migliori precetti del terroir, “l’uomo adatto per lui”.
Non è certo un caso se dietro a due dei migliori Cabernet Franc in purezza non solo di Toscana, ma dell’Italia e del mondo intero, ci sia la mano dello stesso vignaiolo; anzi, “due mani”. Paleo dell’azienda Le Macchiole e Dedicato a Walter di Poggio al Tesoro, entrambe nel comprensorio di Bolgheri, recano infatti ben impresso nella loro personalità il marchio di Luca D’Attoma.
Nel Paleo il sigillo è più profondo, poiché Luca ha avuto ruolo importante nella realizzazione del vigneto e partecipa ogni anno alla sua vinificazione; per il Dedicato a Walter, invece, il contributo del talentuoso tecnico toscano sta tutto all’origine, perché anche in questo caso – e ben prima del suo acquisto da parte degli Allegrini – D’Attoma era stato l’artefice della vigna e ben sappiamo come ciò ponga una fondamentale ipoteca sulla futura qualità del prodotto.
Se eccelsi sono i risultati ottenuti lavorando per altri, quali vette potrà mai raggiungere la genialità di Luca D’Attoma quando lavora solo per se stesso? Per verificarlo basta procurarsi una bottiglia di Duemani Toscana Rosso 2009, Cabernet Franc in purezza che Luca coltiva e vinifica insieme a Elena Celli nella loro azienda Duemani di Riparbella, provincia di Pisa.
Ci si troverà dinnanzi ad un vino nel quale le note vegetali virano su elegantissimi sbuffi balsamici e si risolvono in tocchi speziati dinamici e intriganti, sostenuti da un frutto dolce, carnoso, avvolgente, concentrato, che trova aristocratica rifinitura in un morbido vezzo floreale e in una trama tannica tessuta con magistrale finezza.
Capolavori di questo livello, credetemi, ce li invidiano pure i Francesi.
Marco Magnoli