Territori vocati e vitigni autoctoni: alla ricerca dell’espressività

di Alessandra Piubello

In Campania la 2018 si è presentata come un’annata climaticamente instabile e caratterizzata da una certa pressione delle malattie fungine.

A soffrirne sono stati in particolar modo il Beneventano e il distretto del Sannio (che ha subito anche la grandine), culla della Falanghina, uno tra i bianchi più venduti, che nella Doc Falanghina del Sannio comprende per l’appunto una zona storica come Sant’Agata dei Goti.

Le tecniche colturali e le scelte agronomiche oculate in funzione dell’annata hanno sicuramente giocato un ruolo di primaria importanza per le caratteristiche finali dell’uva che è arrivata nelle cantine.

Cantine scavate nel tufo – Antonio Caggiano – Taurasi AV

Il Fiano di Avellino ha in generale beneficiato della sua collocazione tra le alture dell’Irpinia riservandoci vini di cospicuo temperamento, capaci di sfidare il tempo con autorevolezza, grazie agli sforzi di un comparto costituito da aziende storiche e da giovani produttori che sta rivelandosi, pur nella sua eterogeneità, coeso a valorizzare le migliori prerogative di un vitigno capace di dare grandi soddisfazioni.

Positivi anche gli assaggi dell’altra Docg Greco di Tufo, pur ammettendo la difformità di alcuni campioni rispetto ad altri: in un contesto produttivo tradizionale che predilige gli assemblaggi da vigne differenti, ci fa piacere riscontrare un gruppo di vignaioli interessati a esaltare le caratteristiche di singoli cru, forse penalizzati nei volumi a causa delle limitate dimensioni, ma che nel bicchiere ci regalano vini identitari e connotati.

Vigneti dell’azienda Marino – Agropoli SA

Profumi floreali e fruttati e una piacevole freschezza si sono riscontrati in alcune varietà a bacca bianca più proiettate sul mare, come biancolella, forastera, ginestra, ripoli, che si apprezzano in particolar modo nelle isole e nella Costiera Amalfitana, dove operano vigneron che praticano viticoltura eroica su terrazzamenti tra la roccia e il mare.

Tra le altre varietà autoctone a bacca bianca segnaliamo il caprettone, da cui si stanno ricavando ottime basi spumante e la catalanesca, riscoperta di recente nell’area del Vesuvio.

Non dimentichiamo la falanghina dei Campi Flegrei, che ha dato prove impressive.

Vigne di Contrada Salandra – Pozzuoli NA

I rossi in generale presentano nel 2018 una minore concentrazione e un’acidità sostenuta.

Per quello che riguarda il Taurasi, l’utilizzo del legno non è più caricaturale come nel passato, ma potrebbe essere gestito meglio, consentendo così al vino di liberarsi da una gabbia che spesso lo comprime.

Nel bicchiere abbiamo trovato spesso dei Taurasi cupi, asciutti, opachi. A parte nomi che sono delle certezze, vere e proprie punte di eccellenza, sembra che l’areale fatichi a ritrovare una sua identità al passo con i tempi.

Nuove conferme giungono dal piedirosso dei Campi Flegrei e del Vesuvio, varietà ormai di riferimento per il territorio.

Il Casertano, nel quale abbiamo rilevato le chances citrine dell’Asprinio di Aversa, non delude con il Falerno del Massico.

E il comprensorio di Roccamonfina, alle pendici di un vulcano spento, conferma la sua vocazione per l’aglianico e rivela alcune interessanti interpretazioni di pallagrello e casavecchia.

TRE VINI QUOTIDIANI


Dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2020 tre assaggi, tre vini campani che trovate in vendita tra i 10 e i 20 euro

Cilento Fiano Proclamo 2018
Marino
Agropoli SA

Il commento di Alessandra Piubello

UN PROCLAMO PER IL RISCATTO DI UN TERRITORIO

Fin dagli anni Ottanta i Marino imbottigliano l’anima della loro vigna ultraquarantenne agropolese, tredici ettari in corpo unico. Lorenzo Marino, papà di Raffaele, attuale proprietario, si battè fino all’ottenimento della Doc Cilento.
Raffaele, dal canto suo, si batte per il riscatto autoctono delle vigne locali:

Il suo Proclamo esce in due versioni, il rosso Aglianico e il bianco Fiano. una sua dichiarazione d’indipendenza vitivinicola del Cilento, richiamandosi ai moti rivoluzionari cilentani del 1848.

E Marino con questi vini colpisce nel segno.

Raffaele Marino, vignaiolo

UN FIANO CHE GUARDA IL MARE

Il fiano è un vitigno eccellente: per me il miglior banco che esista. Non voglio peccare di presunzione, ma si presta a essere vinificato sia in anticipo che in surmaturazione e ha una grande carica aromatica. Inoltre, è naturalmente zuccherino ed è un’uva resistente: la sua buccia è spessa e con una pressatura soffice dà un vino profumato ed equilibrato.

Le uve provengono da vari apprezzamenti, impiantati negli anni Ottanta, tutti rivolti al sud, al mare, distante appena un chilometro in linea d’aria.

È un vino sapido e particolare. Bisogna entrarci in confidenza: il suo meglio emerge al secondo sorso, quando diventa protagonista la nota di mandorla amara che ti pulisce la bocca e chiama il sorso successivo.

È un prodotto per noi identitario, un vino che produciamo dal 1992.

Greco di Tufo Devon 2018
Antonio Caggiano

Taurasi AV

Il racconto di Antonella Corona*

IL VINO, PER VEDERCI LUNGO

«Tutti guardano, pochi vedono» ama ripetere il visionario Antonio Caggiano, classe 1937, fondatore delle Cantine Caggiano, che negli anni Novanta, dopo aver a lungo girato il mondo come fotoreporter, è tornato nella sua terra, l’Irpinia. Qui, con perseveranza e sguardo lungo, ha operosamente lavorato.

Ha visto nella sua terra, l’entroterra avellinese, altissime potenzialità. Nell’alta Valle del Calore, dal nome del fiume che la attraversa, la vegetazione è rigogliosa, i campi ospitano colture cerealicole e ortofrutticole, nonché i celebri vigneti. Il sostrato è di natura argillosa-calcarea e beneficia di un’ottima esposizione.

Quest’uomo indomito e perennemente curioso, ha creduto nell’eccellenza e nella ricerca, sviluppando un suo personale paradigma che lo ha portato a sperimentare sulle tecniche in vigna e in cantina, rimanendo però fedele ai vitigni del territorio.

Continua a portare nel cuore i suoi memorabili viaggi e, consapevole che l’atto del ricordare è sempre debitore all’organo della vista, ha costruito nella sua cantina, che si sviluppa tra dedali di tufo, un vero e proprio museo della cultura vitivinicola, raccogliendo utensili e arnesi vitivinicoli e li ha affiancati ad opere d’arte, sculture e fotografie.  

Ha scelto il comune di Taurasi per far nascere la sua azienda agricola, cresciuta negli anni, arrivando a coltivare 35 ettari solo ad aglianico, senza però dimenticare gli altri vitigni autoctoni del territorio e ampliando la produzione ai bianchi e ai distillati.

Tra i bianchi, il Greco di Tufo Devon che porta il nome della contea inglese della Cornovaglia, terra tra due mari. Il vino, da sole uve greco di Tufo, si distingue per eleganza e carattere. Fermentato in acciaio, viene  affinato in bottiglia per tre mesi.

È giallo paglierino brillante. Al naso la freschezza di fiori di mandorlo; frutta a polpa gialla e note vegetali, colpiscono per eleganza. All’assaggio la sapidità è l’elemento principe, ma sono la persistenza e la morbidezza che ce lo faranno ricordare.

Campi Flegrei Piedirosso 2016
Contrada Salandra
Pozzuoli NA

Il commento di Alessandra Piubello

IL VINO E LE API

Giuseppe Fortunato da ingegnere si è fatto apicoltore e poi vignaiolo: insieme alla moglie Sandra ha recuperato le vigne di proprietà, lavorando silenziosamente e operosamente come le amiche api in un contesto aggredito da un’urbanizzazione scellerata in quel di Pozzuoli.

Due soli vini, entrambi vinificati in acciaio, che escono in commercio un anno dopo per la Falanghina, due per il Piedirosso. Vini identitari, con una storia vera da raccontare e complessità.

Per conoscere tutti i vini della campania selezionati dalla Guida Oro, scarica I Vini di Veronelli, app per dispositivi iOS e Android.

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Alessandra Piubello

Giornalista e scrittrice veronese, degustatrice professionista, è Direttore di numerosi periodici e autrice di libri e reportage di turismo gastronomico. Vanta collaborazioni con testate di rilievo nazionale e internazionale ed è presenza costante nelle commissioni dei più rinomati concorsi enologici al mondo


*Antonella Corona

Nata nel cuore dell’Appennino lucano, qui ha scelto di vivere.
Porta nel cuore i tanti luoghi dell’Europa in cui ha operato e volge gli occhi a tutto ciò che di bello, buono, giusto e vero il mondo offre. Docente di inglese, sommelier AIS e indomita lettrice.