Vini tradizionali e contemporanei,
senza dimenticare il patrimonio degli ossidativi
di Gigi Brozzoni
Continua il periodo favorevole della viticoltura sarda, quella fatta dalle grandi e note aziende, ma pure quella fatta dai piccoli produttori, dalle aziende familiari.
Per il momento sono, invece, ancora marginali se non nulli i cambiamenti che ci attendiamo dalle vendite e dalle acquisizioni di grandi e importanti marchi di questa regione.
La cosa che ci preme sottolineare di più è che la Gallura continua a darci le migliori espressioni di Vermentino di tutto il Mar Tirreno; con i suoi graniti a tessitura scistosa riesce a dare sapidità, consistenza e complessità a questi vini, altrove più semplici e meno saporiti. Il resto lo fa il clima aperto ai venti marini, che consentono una raccolta anche tardiva delle uve per avere vini maturi e profondi, complessi e persistenti.
Molto interessante la forte variabilità che si ottiene con il cannonau nelle zone di maggior vocazione, avendo la possibilità di spaziare per mezza isola da Alghero a Dorgali per trovare tantissimi stili, ma tutti frutto di una viticoltura antica e saggia che sa di dover preferire la qualità alla quantità.
Qua e là prevalgono ancora stili di vinificazione tradizionali con note ossidative anche piuttosto evidenti, ma la maggior parte delle aziende ormai utilizza con sapienza le più moderne tecnologie di cantina, e i vantaggi si percepiscono in modo ben evidente.
Sempre eleganti i vini del Sulcis a base di carignano; qui si stanno aprendo nuove prospettive di sviluppo con aziende piccole e grandi che stanno presentando ottimi vini ben pensati, i quali fotografano le potenzialità del vitigno e del territorio anche con un certo grado di fantasia creativa.
Continua anche quel movimento trasversale che vuole portare alla ribalta tutta la viticoltura sarda, anche quella a lungo ritenuta minore, con vitigni poco noti e limitati a poche aree produttive; negli ultimi anni sono stati molti i vini che hanno destato la nostra curiosità e pensiamo che ancora qualche passo in avanti lo si possa fare.
Un tema che ci sta particolarmente a cuore è quello dei cosiddetti vini ossidativi, ovvero le Malvasia di Bosa e le Vernaccia di Oristano: un tempo fiore all’occhiello della viticoltura sarda, sono ormai ridotti al lumicino, ma il potenziale qualitativo è ancora così alto e sorprendente che ci batteremo per fare in modo che questo grande patrimonio non vada perso e, anzi, lo si possa far rinascere e rilanciare in tutto il mondo.
Non sarebbe male, per esempio, un gemellaggio con Jerez de la Frontera, visto che anche i loro vini, dopo secoli di successi, stanno finendo in fondo alla lista delle preferenze dei consumatori internazionali, costantemente bombardati emotivamente da vini spesso banali, inespressivi e standardizzati, ora messi anche in lattina da un sistema produttivo che fino a qualche anno fa pensava di raggiungere il Ghota semplicemente allungando una mano.
Il nostro motto continuerà ad essere: “Resistere, resistere, resistere!”
TRE VINI QUOTIDIANI a cura di Gigi Brozzoni
Tra i numerosi presenti in Guida, vi segnaliamo tre assaggi caratterizzati da un ottimo rapporto tra valore qualitativo e valore economico. Tre vini che trovate in vendita sotto i 15 euro.
Nasco di Cagliari Montesicci 2017
Cantina di Dolianova
Il Nasco è un vitigno cagliaritano coltivato da tempi immemorabili, dotato di buona finezza e di ben distinta personalità. Il suo attuale nome potrebbe derivare (il condizionale in questa materia è d’obbligo) dal nome dialettale “Nascu”, dal latino “Muscus”, che significa muschio e che dovrebbe indicare la nota distintiva di questa varietà a bacca bianca. Coltivato su terreni calcarei ad alberello latino, la Cantina di Dolianova ne ha fatto un vino bianco di bella ed ampia espressività: affinato un anno in botti di rovere offre eleganti note speziate, fiori appassiti, l’immancabile muschio e frutti gialli ben maturi; di intensa e persistente sapidità, è fragrante e un poco agrumato con finale mandorlato.
Monica di Sardegna Karel 2018
Deiana Ferruccio
Il Monica é un vitigno rosso coltivato in diverse arre della Sardegna, anche se raramente veniva utilizzato da solo. Incerta la sua origine: chi lo vorrebbe introdotto nell’XII secolo dai monaci Camaldolesi e chi introdotto nell’isola con la dominazione spagnola e, quindi, chiamato con sinonimi come “Monica di Spagna” o “Uva Mora”. Predilige terreni calcarei su versanti collinari molto assolati. Il Monica prodotto da Deiana Ferruccio fermenta e si affina in vasche d’acciaio, mantenendo così fede ai suoi caratteri originari ben fruttati con note di ciliegia e mora, una delicata speziatura e tannini delicati, di non grande spessore, ma di buona morbidezza anche nel finale.
Ciù Roussou Bovale
Isola dei Nuraghi 2018
Tanca Gioia Carloforte
U Tabarka
Col termine “Bovale” si individuano due vitigni, il Bovale sardo (o piccolo) e il Bovale di Spagna, detto anche Bovale grande, entrambi giunti in Sardegna dalla penisola iberica intorno al 1300. Recenti acquisizioni scientifiche confermano che si tratta di due vitigni diversi, ma quello che interessa a noi è il Bovale piccolo, chiamato Bovaleddu ma anche Muristellu perché molto scuro. Siamo sull’Isola di San Pietro a Carloforte, abitata dai discendenti dei pegliesi (Pegli) dopo il loro rientro dall’isola di Tabarka, ove raccoglievano il corallo. L’isola è di origine vulcanica e i suoi terreni sabbiosi permettono una viticoltura franca di piede, ovvero senza portinnesti. Il vino Ciù Roussou, “più rosso”, manifesta aromi fruttati molto maturi, spezie imponenti ma dolci, tannini fittissimi eppure setosi, come solo qui è possibile ottenere.
Per incontrare tutti i vini sardi selezionati e segnalati, scarica la App I Vini di Veronelli
LUOGHI DEL BUON BERE
La Guida Oro I vini di Veronelli riserva da sempre uno spazio regionale dedicato a una piccola rassegna di quei locali che alla ristorazione di qualità affiancano una cura particolare per la selezione enoica.
Il Ristorante Luigi Pomata
Cagliari
Nel cuore storico di Cagliari, tra i vicoli antichi che ti fanno sentire immerso nella civiltà mediterranea, è il locale di Luigi Pomata. Il patron e cuoco viene da San Pietro, piccola e meravigliosa isola di fronte a Sant’Antioco, a suo tempo colonizzata dai genovesi di cui ancora si parla l’antico dialetto. Tutto questo nello stile e nelle cucina di Pomata c’entra eccome. È cresciuto nel ristorante di famiglia, Nicolo, a Carloforte, dove è ancora in funzione una delle ultime tonnare del Mediterraneo. Pesce, natura, culture diverse che si mescolano. Vi si uniscono le esperienze internazionali come quella con Sirio Maccioni a New York. La sua cucina resta sospesa tra l’essenzialità, il rispetto per i sapori primari e una vena creativa, sempre misurata al legame stretto con territorio. Si parte da un sublime Battuto di gambero imperiale, uovo cotto a bassa temperatura e tartufo di Laconi, si passa a un’irruniciabile Fregola (si impone!) risottata , con lentischio, bottarga di muggine e ricci per giungere a un sontuoso ed elegante Tonno (rosso) scottato su cui si adagia una sontuosa scaloppa di fois gras. Impagabili i crudi. Uniche le sue “scatolette di tonno riserva”. Di Carloforte, beninteso. Con cui il fil rouge non si interrompe mai. Suggestioni di una sera. Ma Pomata apre altri innumerevoli spazi e mondi percettivi.
Ristorante Luigi Pomata
Viale Regina Margherita 18, Cagliari (CA)
Tel. +39 070 672 058 – luigipomata.com
Per conoscere gli altri Luoghi del buon bere in Sardegna scarica l’App I vini di Veronelli
Gigi Brozzoni
nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013.
Ha diretto la rivista «Il Consenso» è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.