Di Alberto Capatti

New York, un hotel della 23esima strada. Si entra in camera, letto matrimoniale, televisore, la solita camera, tranquilla.

Poi la sorpresa: un forno microonde.

Che ci fa qui? Il frigo, va bene, ma il micro…

Il giorno dopo, si scopre, in un supermercato vicino, al pomeriggio, un centinaio di vasche piene di ogni sorta di cibo, dalle insalate alle patate o ai ceci cotti, e per un italiano, dei ravioli alla rustica.

Si prende una scatola di cartone, la si riempie con quanto desiderato, si paga alla cassa e la si porta a casa, in camera. Se occorre la si scalda. Ecco il microonde a che servirà.

È un forno che ha una storia, anche in Italia. È assente, è vero, da noi, nelle camere d’hotel, ma si nasconde ed opera.

A Milano, sui Navigli, qualche anno fa, un negozietto vendeva specialità milanesi al passante, da consumarsi in strada, ovunque e in suo segreto erano appunto quei forni misteriosi che facevano di una specialità in freezer, un facile, economico e singolare acquisto.

Ma da quando è entrato nelle cucine?

Dagli anni Ottanta, ha preso piede in una società che conosce e pratica il surgelato, un cibo veloce che domanda un forno altrettanto veloce ed efficace. “Il cibo surgelato apre dunque la strada alla velocità in cucina” ci insegna Carlo Spinelli in Ottantafame, pubblicato da Marsilio nel 2020, e aggiunge “c’è poi l’altro oggetto rivoluzionario, il microonde, ci risparmia pure il travaglio ai fornelli,  basta inserire il sacchetto congelato nello sportello, e tutto si compie, magicamente, grazie alle onde elettromagnetiche”. Ma  non è solo una storia di vite domestiche liberate dal cucinare, di donne che lavorano e servono al marito e ai figli dei bastoncini di marca.

La sorpresa ce la riserva, nel 1990, un ricettario pubblicato da Mondadori. L’autrice è ben nota, Fernanda Gosetti, sorella di Anna, rifondatrice e direttrice de La Cucina italiana: Sorella e rivale che s’inventa Cucina a microonde.

Un viatico per surgelati? Per nulla.

È diviso in tre percorsi: piatti da gustare subito, piatti da realizzare in anticipo (e da riscaldare poi), piatti da congelare.

L’inizio è sorprendente. Chi mai avrebbe immaginato di farsi una polenta in venti minuti, proprio lì dentro?

Sì, farina gialla e acqua e sale, mescolati e rimescolati sul fornello, poi in forno, e tutti a tavola come una volta.

Fernanda Gosetti, in quella prima parte, snocciola più di cento ricette, e c’è di tutto, la bistecca alla fiorentina e l’anatra all’arancia. 

Un microonde, che opera meglio di focolari e fornelli e piastre a induzione.

Tutto da riscoprire, perché la fabbrica dei surgelati la facciamo in casa, preparando un vitello tonnato o dei bruscitt, sempre con la guida e le ricette di Fernanda.

E succede l’inverosimile: riscopriamo un forno in bellezza ben trent’anni fa, e ci pare il simbolo di una nuova cucina di casa italiana.

Le tecnologie sono piene di sorprese e basta non addormentarsi usandole, e non usarle di comodo, per dare un poco di calore ad una scatola di cartone con dei ravioli dentro, figuriamoci, alla rustica.

LEGGI IL “LECCA LECCA” DI LUGLIO


Alberto Capatti

Alberto Capatti

Nato a Como il 2 novembre 1944, è uno tra i principali storici della gastronomia italiana e da molti anni si occupa di storia dell’alimentazione e di cultura materiale.
Ha diretto, dal 1984 al 1989, “La Gola. Mensile del cibo, del vino e delle tecniche di vita materiale” in cui prendeva forma di rivista un poderoso e inedito mix arte, letteratura, design, cucina, antropologia, grafica… che uscì in edicola dal 1984 e il 1991.
Capatti è stato direttore scientifico del Comitato Decennale Luigi Veronelli.
È stato membro del Comitato direttivo dell’Institut Européen d’Histoire de l’Alimentation (dal 2005 al 2012).
È stato il primo rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, e direttore di “Slow”, rivista di Slow Food dal 1994 al 2004.
Nel 2001 ha curato, con la direttrice della Bibliothèque de l’Arsenal la mostra «Livres en bouche» presso la Bibliothèque Nationale de France.
Fa parte del Comitato scientifico di CasArtusi.
Dal febbraio 2018 è presidente della Fondazione Gualtiero Marchesi.