Debutta il Kunst.stück Vernatsch 2023

di Francesca Motta

“È una zona vitivinicola tra le mie preferite per i suoi ottimi vini, aromatici e fruttati […]. Qui cresce rigogliosa la Schiava, […] che regala un vino importante e di carattere.” 

Così scriveva il nostro Luigi Veronelli nel novembre 2001, e oggi, a distanza di più di vent’anni, le sue parole risuonano più vere che mai. A Kaltern, un luogo i cui vini, ambasciatori di un’arte antica e autentica, racchiudono il sapore del territorio e della sua storia, la Schiava è di casa. 

Ed è proprio qui, in Alto Adige, dove il Lago di Caldaro riflette il cielo e le montagne circostanti, mentre le vigne si adagiano sulle colline accarezzate da una brezza leggera, che Cantina Kaltern – una delle più antiche realtà vitivinicole dell’Alto Adige, nonché la più grande cantina sociale della regione – ha presentato la settima edizione di kunst.stück, un progetto che unisce arte e il meglio dell’enologia locale.

Un’opera d’arte in bottiglia

Kunst.stück – opera d’arte, in tedesco – è il frutto di un’intuizione, di un’annata particolare, della sensibilità del Kellermeister che, vendemmia dopo vendemmia, seleziona il vitigno che meglio rappresenta l’anima di Kaltern. Nato nel 2014, questo progetto ha l’obiettivo di valorizzare ogni anno un vino speciale, prodotto in edizione limitata e vestito con un’etichetta artistica che ne racconta la storia.

E così, dopo Pinot Bianco, Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Grigio e Lagrein, per il 2023 la scelta è caduta, per la seconda volta, sulla Schiava, varietà autoctona che ha contribuito a plasmare l’identità vitivinicola dell’Alto Adige. Il Kunst.stück Vernatsch 2023 nasce dall’incontro tra passato e presente: da una parte, un vigneto storico, di oltre 100 anni, allevato a pergola, dall’altro un giovane impianto guyot di 17 anni: Ne nasce un vino che sa di memoria e rinnovamento e che ha ispirato il tema scelto per questa edizione: “Un carattere attraverso le generazioni”.

A dare volto e significato a questo concetto è stata l’opera dell’artista siciliano Gaetano Vella, vincitore del concorso per l’etichetta di quest’anno. Il suo lavoro racconta il passaggio di conoscenze e tradizioni attraverso il tempo: due figure umane al centro, una clessidra a simboleggiare il fluire del sapere, e delle ramificazioni che si espandono, come radici che si intrecciano nel terreno, a simboleggiare la continuità e l’evoluzione della viticoltura di Kaltern.

Un’annata di sfide e bellezza

Il 2023 è stato un anno imprevedibile per la viticoltura in Alto Adige. Un inverno con poca neve e un marzo insolitamente caldo hanno dato il via a una stagione vegetativa anticipata. L’estate è stata caratterizzata da fasi alterne di siccità e piogge abbondanti, mentre agosto ha regalato quelle escursioni termiche fondamentali per la qualità dell’uva e che hanno preceduto un autunno splendido, portando a una vendemmia che ha richiesto grande attenzione e maestria, ma che ha premiato con uve di eccellente qualità.

Il Kunst.stück Vernatsch 2023, frutto di quest’annata mutevole, si rivela con un colore rubino intenso e una luminosità che cattura lo sguardo, arricchito da riflessi granata che ne sottolineano la profondità. Al naso, un bouquet di aromi fruttati, dove spiccano la succosità delle ciliegie mature e la vivacità dei piccoli frutti rossi, il tutto avvolto da un velo di delicate note speziate. Al palato, la sua struttura si manifesta con eleganza, offrendo una sensazione avvolgente, mentre i tannini, morbidi e ben integrati, conferiscono al vino una piacevole complessità e una persistenza che si prolunga nel tempo, lasciandoci con un finale ricco e appagante.

La vinificazione è avvenuta con 12 giorni di macerazione sulle bucce a 24°C, seguita da una fermentazione malolattica e un affinamento di 10 mesi in acciaio inox sulle fecce fini, per preservarne la purezza e l’autenticità del vitigno.

Un tributo alla Schiava, simbolo di Kaltern

Parlare di Schiava significa parlare di Kaltern. Questo vitigno, che un tempo dominava le colline dell’Alto Adige, ha vissuto un periodo di declino per poi essere riscoperto e valorizzato nelle sue migliori espressioni. Oggi, rappresenta degnissimamente il  territorio.

Non resta che alzare il calice e lasciarsi trasportare dal suo carattere unico. Prosit!


FRANCESCA MOTTA

Nata e cresciuta a Milano, classe 1995, dopo la maturità classica, si trasferisce a Oxford dove lavora nella ristorazione e consegue un Diploma di perfezionamento in Scienze Politiche. Successivamente, si dedica al volontariato in Ghana, dove tiene corsi sui diritti umani nelle scuole di Accra. Al rientro in Italia, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Milano, decide di trasformare la sua passione per il vino in un lavoro. Completa il Corso per sommelier con AIS Milano e ottiene il Master in Wine Culture and Communication presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Nel 2022 entra a far parte dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino. Dal 2023 è impegnata nell’ambito dei servizi di comunicazione per il settore vitivinicolo. Dal 2021 collabora costantemente con il Seminario Permanente Luigi Veronelli in qualità di redattrice.