Il commento di Carlo Franchetti al SOLE ricevuto dal suo Sancaba Pinot Nero 2021
«Per chi conosce la rivoluzionaria figura di Luigi Veronelli, il premio speciale SOLE della Guida Oro I Vini di Veronelli è il premio dei premi, quello che egli volle creare per contraddistinguere i vini che più lo avevano emozionato e che più rispecchiavano i suoi valori di artigianalità, territorialità, sostenibilità, qualità tecnica ed estetica.
E anche di sana “contadinità”, dell’impegno di chi ci mette le braccia, la faccia e il cuore nello svolgere il proprio lavoro, quello del vignaiolo.
Che questi valori siano alla base del mio progetto da cui nasce il Pinot Nero Sancaba è, per me, più che scontato. Come lo dovrebbe essere per chiunque si innamori di un pezzo di terra e decida di prendersene cura direttamente, con il sogno di fare un grande vino, come è capitato a me.
Ma non è solo questo che mi accomuna a Veronelli. C’è anche una sana visione anarchica, quella che è alla base di quei progetti che devono emergere dal coro.
Personalmente, con il pinot nero ho voluto disobbedire alla diffusa nozione che vede questo vitigno inadatto alle latitudini toscane. E cercare la conferma che l’Italia ha il privilegio di ineguagliabili possibilità territoriali e climatiche. E che non è impossibile scovare dei microterritori dove poter coronare i propri sogni e coltivare anche ciò che è ritenuto inadatto.
Una visione importante che però non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnata da un personale e coscienzioso lavoro in vigna, un impegno fondamentale da parte del produttore che deve assumersi in prima persona le proprie responsabilità, poiché, come diceva Veronelli “il produttore di vino non può essere un industriale…” e “il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria”, a rimarcare che il vino buono deve essere un prodotto artigianale, frutto del lavoro di una persona che vive direttamente il proprio lavoro.
Quando ho cominciato mi è parsa subito ovvia la necessità di instaurare un rapporto diretto con la mia terra, di “contadinizzarmi” per conoscere bene le mie vigne e per sviluppare la necessaria sensibilità nel capire come gestirla al meglio.
È così che, senza saperlo, ho colto l’invito di Veronelli a diventare contadino, a rispettare la terra, a prendermene cura, proprio come farebbe un contadino, a fare bene le cose e a sentirmi coinvolto sentimentalmente nel mio lavoro affinché, oltre all’eccellenza tecnica e qualitativa, emerga nel vino anche la personalità e l’anima del produttore.
E se oggi queste abitudini sono sempre più diffuse, dobbiamo certamente ringraziare Veronelli che è stato il promotore pionieristico di tutte queste idee, idee che condivido pienamente e che mi guidano quotidianamente nelle mie scelte di vignaiolo.
È una sintonia che mi porta a sentire particolarmente importante e significativo il conferimento del SOLE di Veronelli».