di Massimo Pulcini

La storia di Cusumano ha inizio nel 2001 quando i fratelli Alberto e Diego fondano l’omonima azienda agricola, ereditando la passione dal padre Francesco, da anni attivo nel mondo vitivinicolo.

Ci troviamo nel nord-ovest della Sicilia, in provincia di Palermo, più precisamente a Partinico, dove è ubicata la sede dell’attività.

La prima acquisizione è stata Tenuta Ficuzza a Piana degli Albanesi, a due passi dall’omonimo lago e a una manciata di chilometri a sud del capoluogo regionale, nel primo entroterra siculo: qui si trovano vigneti posizionati a 700 metri sul livello del mare all’interno della riserva protetta che fu di proprietà dei Borboni, vigneti circondati da boschi e dalla macchia mediterranea, un clima ventilato e caratterizzato da una forte escursione termica.

A Ficuzza l’ultimo vino nato è Salealto: un bianco composto, in parti uguali, da tre vitigni autoctoni siciliani vinificati separatamente e poi affinati insieme, il grillo, l’inzolia e lo zibibbo.

Il nome nasce durante una chiacchierata tra Diego Cusumano e un suo amico giapponese che, dopo aver assaggiato in anteprima quel vino, disse di ritrovare nel bicchiere «la sapidità del Mediterraneo e l’eleganza della montagna», e fu così che nacque Salealto.

L’allevamento è a giropoggio, la potatura a guyot, per una microproduzione di 5000 bottiglie.

L’azienda prosegue il suo sviluppo acquisendo altre quattro tenute sino al 2013 quando, dopo anni di ricerca e contrattazione, trova casa in un altro territorio montano: l’Etna.

L’episodio chiave è una chiacchierata casuale nel bar di paese con il referente di una nota casa etnea, il quale confidò ai Cusumano di voler vendere alcuni terreni, seguì quindi la visita ai vigneti e fu amore a prima vista: nacque così Alta Mora.

Una nuova montagna e un nuovo marchio, il cui nome deriva dai terreni neri classici del luogo, che racchiude cinque contrade e una cantina ipogea, che potremmo senza dubbio definire autoctona, poichè realizzata con materiali naturali locali, tra cui la lava e il coccio pesto, che garantiscono condizioni ottimali per la lavorazione delle uve e l’affinamento dei vini.

In questo splendido contesto viene alla luce Etna Bianco, vino ottenuto da sole uve carricante selezionate da vigneti posti tra i 600 e i 700 metri, con 15 anni d’età media, allevati a spalliera e vendemmiati a inizio ottobre. 35.000 le bottiglie prodotte, l’occhiolino strizzato ai mercati internazionali e, così come raccontatoci direttamente da Diego Cusumano durante un evento in dicembre organizzato presso Langosteria Bistrot a Milano a cui abbiamo partecipato, «la soddisfazione di giungere oltreoceano, a New York, all’interno di un ristorante francese, e riceverne i complimenti».

Infine troviamo Etna Rosso Guardiola, prodotto dopo aver coccolato e convinto un viticoltore locale a ceder loro tre ettari di vigneti, nelle vicinanze dell’omonima contrada. Nasce così, a oltre 900 metri di quota, una chicca enologica di 3700 bottiglie, a base di sole uve di nerello mascalese, bassissima resa, solo 700 grammi per ceppo, da piante prefillosseriche allevate ad alberello con oltre 150 anni d’età e la cui vendemmia dura diverse settimane, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Il vino affina per 18 mesi in botti grandi per poi riposare almeno un anno in bottiglia.

Un’etichetta di assoluto valore, soprattutto l’annata 2016 che abbiamo avuto il piacere di assaggiare, già premiata anche dalla curatrice Alessandra Piubello all’interno della Guida Oro I Vini di Veronelli 2021 con il punteggio di 93/100.

La famiglia Cusumano produce, da cinque territori diversi, 12 vini, ognuno con la propria anima, la propria identità, il proprio racconto, ben tangibili anche attraverso i colori, le sfumature e le trame in rilievo delle etichette, recentemente rinnovate.

Grande attenzione e impegno sono rivolti anche al tema della sostenibilità, Cusumano si fregia infatti della certificazione SOStain/VIVA Sustainable Wine: programma di sostenibilità per la vitivinicoltura siciliana, patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare.


Massimo Pulcini

Classe 1987, nato e cresciuto a Nembro, provincia di Bergamo. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bergamo. Nel 2020, dopo aver frequentato i corsi di assaggiatore ONAV, decide di cambiare vita per dedicarsi alle sue passioni: il vino, la comunicazione e le pubbliche relazioni. Consegue ì il Master in Global Marketing, Comunicazione e Made in Italy promosso dalla Fondazione Italia-USA e oggi sta ultimando il Master in Comunicazione del settore enologico e del territorio presso l’Università Cattolica di Brescia. Appassionato di politica e impegno civile, ha svolto per diversi anni attività di volontariato presso associazioni sportive e da dieci anni è impegnato nell’amministrazione comunale di Nembro, dove ricopre la carica di Assessore e Vicesindaco. Da giugno 2021 collabora con il Seminario Veronelli.