Taverna Kerkira
Bagnara Calabra (RC) 

a cura di Simonetta Lorigliola

Un nome che racconta un’origine

Taverna Kerkira. Taverna perché così si chiamano i ristoranti popolari in Grecia, quelli che offrono materie prime locali e cucina di casa. Kerkira è invece il nome greco dell’isola di Corfù, una delle Ionie da cui veniva mia nonna Marika Gong. Aveva 17 anni  quando conobbe mio nonno, Rosario Dato, da Bagnara Calabra, maestro di scuola arruolato bersagliere nella Divisione Acqui .

C’era la guerra. Hanno vissuto diverse peripezie. Poi nel 1944 vennero in Italia, prima mia nonna: si sposarono in Grecia e lei, incinta, venne in Calabria.I collegamenti erano ancora precari e lei viaggiò cous un peschereccio, facendosi una settimana di mare, fino in Puglia e poi col treno fino a Bagnara Calabra.

Poi la raggiunse mio nonno cominciarono qui una nuova vita insieme.

Ebbero tre figli e fu uno di loro, mio zio Fulvio, ad aprire il ristorante nel 1983.

Da cosa nasce l’idea?

Lo zio Fulvio si era laureato in statistica ma la cucina era sempre stata la sua passione. E così realizzò il suo sogno. Quello non solo di occuparsi di cucinata di cucinare in prima persona. Era ed è lui lo chef, infatti.

Questo è un luogo di incontri di cucine, un matrimonio di persone e di cucine perché c’è l’anima greca, ma anche quella locale.

Nel 1983 questa formula, che agli inizi era molto più spostata sul versante greco, era una novità assoluta, in un piccolo paese del sud Italia, poi ancora di più.

Era un ristorante decisamente inconsueto. Ma fu accolto con grande successo, nemmeno loro se l’aspettavano.

Quali furono da subito i vostri elementi distintivi?

Prodotti locali, tar questi il pescato. Ma puntando già in quei primi anni Ottanta l’attenzione sui pesci poveri come il pesce sciabola o la leccia.

Allora erano considerati pesci marginali, quasi di scarto.Non era ancora arrivata l’ondata del recupero del pesce povero.

Lo zio è stato lungimirante creando con quei esci, peraltro di grande malleabilità, preparazioni azzeccate. Faceva le marginature e i crudi, come il 

carpaccio di alalunga, ancora oggi in carta. Utilizzava ingredienti allora quasi sconosciuti come  la salsa di soia. Ed è andato avanti su questa strada.

Ed è nato il carpaccio di merluzzo marinato in succo d’arancia con il torrone di Bagnara, e il sale alla lavanda fatto da noi. Oppure l’accostamento del gambero con la burratina.

Accanto a questo, la nostra moussaka o le frittele con lo zaziki e altre preparazioni di origine greca.

Un’altra storia e un’altra mano è dedicata ai dessert

I dolci sono una parte importante per noi. 

E qui è il regno di mia zia Rosita, sorella di zio Fulvio. Lei è un architetto che ha deciso di seguire questa passione per i dolci. E anche io l’aiuto in questo campo. Pur essendo un piccolo locale (abbiamo circa 30coperti) abbiamo una persona dedicata ai dolci, perchè crediamo che siano davvero centrali nella composizione di un bel menu.

Qualche esempio?

La mousse di yogurt greco con zucchero di canna cannella e cioccolato tiepido

I nostri must come il semifreddo agli amaretti e un tirami sù che facciamo a modo nostro. E poi facciamo i gelati.

Parliamo un pò della  cantina?

Nel 2012 sono diventata sommelier.
Ho un amore per il vino, ma volevo formarmi e avere basi solide.
Penso he il vino sia il completamento di un pasto.

La cantina è abbastanza avaria, c’è un po’ da tutta Italia. Negli ultimi anni però mi sono concentrata sui vini calabresi perchè il settore è cresciuto molto, diventando di spessore.

Abbiamo anche vini greci, del Peloponneso, di Santorini (in particolare a base di vitigno assirtiko), di Cefalonia. Sono vini molto sapidi, interessanti.

Cerco di proporre una carta variegata, scelgo tipologie di vini che si adattino alla nostra cucina. L’abbinamento è un fatto importante.

Come vino della casa proponiamo il nostro vino, prodotto da noi in un piccolo vigneto di famiglia con uve miste, greco nero, nerello calabrese, un po’ di zibibbo e di malvasia. Lo fa mio padre Domenico Dato, il terzo fratello. E così tutta la famiglia è coinvolta.

Un assunto che racconti la vostra cucina di oggi?

Questa nostra cucina racchiude un pezzo di Mediterrane Siamo vicini al mare, lo Stretto di Messina è a due passi. Pesce fresco, agrumi e tutto quello che possiamo ricavare dalla nostra terra è l’anima della nostra proposta gastronomica.

La filosofia è soprattutto proporre il territorio, le eccellenze da valorizzare

E il territorio, per noi, comprende naturalmente anche uno sguardo alla Grecia.

Un bilancio di questo anno travagliato?

Quest’anno è stato un anno disperata, ma per tutti non solo per noi.

Certo, la ristorazione ne è stata molto penalizzata. Noi, fortunatamente, abbiamo la nostra clientela affezionata, fedele e presente anche s ila partire sono state poche e a singhiozzo. Durant ei periodi di apertura abbiamo lavorato a pranzo, cosa per noi abbastanza insolita. Ma la pandemia ha cambiato le abitudini…

Abbiamo lavorato un pochino anche per l’apporto ma essendo un paese con 11.000 abitanti, non si vive certo con l’asporto.

Ma ci abbiamo provato, ci siamo reinventati e per avvicinarci ai giovani abbiamo proposto il nostro street food, la pita greca e gli arancini ripieni di moussaka, coi profumi di cannella e chiodi di garofano. Proponiamo queste due cose a un prezzo popolare, perchè i giovani e i giovanissimi possano provare un’alternativa alla pizza e si rivolge anche ai giovanissimi.

Poi quest’estate per la prima volta, abbiamo aperto un  dehor che ripropone gli spazi esterni dei ristoranti delle isole greche… una cosa in più, dopo il lock down in cui avevamo perso tanto. Di certo quest’ultima chiusura rappresenta quasi un colpo di grazia…

Taverna Kerkira 
Viale Vittorio Emanuele II, 217
Bagnara Calabra RC

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Simonetta Lorigliola

Simonetta Lorigliola, giornalista e autrice, si occupa di  cultura materiale. 
È nata e cresciuta in Friuli. Ha frequentato l’Università degli studi di Trieste, laureandosi in Filosofia. È stata Responsabile Comunicazione di Altromercato, la principale organizzazione di Commercio equo e solidale in Italia. Ha collaborato con Luigi Veronelli, nella sua rivista EV Vini, cibi, intelligenze e nel progetto Terra e libertà/critical wine. Ha vissuto in Messico, ad Acapulco, insegnando Lingua e cultura italiana. Ha diretto Konrad. Mensile di informazione critica del Friuli Venezia Giulia. Da molti anni collabora con il Seminario Veronelli per il quale è oggi Responsabile delle Attività culturali. La sua ultima pubblicazione è È un vino paesaggio (Deriveapprodi, 2018).
Foto di Jacopo Venier