Storie dai boschi di castagni di Gregor Božič
Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, a partire dalla sua partecipazione al Toronto Film Festival 2019, in selezione ufficiale.
Non un’opera agiografica e nostalgica, ma un’evocazione lucente, sospesa tra memoria e immaginazione.
La 31esima edizione del Trieste film festival, appuntamento cult del cinema di frontiera tra ovest ed est Europa, si è aperto venerdì 17 gennaio con un film stupefacente, dedicato al tema della civiltà contadina: Storie dai boschi di castagni (Zgodbe iz Kostanjevih Gozdov) del giovane talento sloveno Gregor Božič.
Il film materializza un ritaglio di un mondo contadino estremo. Estrema la posizione, nelle isolatissime Valli del Natisone, a nord di Cividale, nel Friuli orientale, dove boschi, campi e orti erano vissuti da parlanti un vecchio dialetto sloveno in via di estinzione. Luogo estremo perché rosicato da un progressivo spopolamento legato all’emigrazione. Estremo anche per il paesaggio intatto di vegetazione, piccole valli, il fiume, le piccole contrade di case in pietra e le strade sterrate. Estremi gli smisurati boschi di castagni, e anche – estremamente belli- i gesti della raccolta e conservazione: le castagne vengono sospinte in una sorta di dispensa scavata nella terra, protetta dalle foglie dello stesso castagno: un fotogramma iconico che magicamente apre e chiude l’opera.
Anche povertà e solitudine sono estremi. Ma la poesia irrompe, il sogno incista la quotidianità e la fiaba diventa linguaggio quotidiano.
Un riscatto immaginativo per la cultura contadina. Un’opera che testimonia la l’insensata china distruttiva di un mondo. Eppure il sogno sopravvive. E il mito si alimenta.
Non lo si vede, ma Cechov sorride da dietro la porta e fa da suggeritore.
Un film da cercare e da gustare. A occhi “spalanchiusi”. With eyes wide shut.
Stay tuned. Prossimamente un’intervista esclusiva con il regista Gregor Božič.
Simonetta Lorigliola