Gettare lo sguardo oltre la siepe: oggi nel mondo italiano del vino, il possibile è più vasto del reale?

di Gigi Brozzoni

Uno spettro si aggira tra le vigne e le cantine d’Italia; anzi, due. E più che di spettri si tratta di problemi ormai evidenti: le emergenze climatiche e le difficoltà di mercato.

Inutile, tuttavia, fasciarsi la testa e lagnarsi: come ci ha insegnato Jorge Luis Borges, infatti, “il possibile è più vasto del reale”.

Proviamo ad analizzare, allora, le produzioni correnti e le tendenze future, cercando magari di essere di stimolo e di ispirazione per chi ha voglia di agire e di trovare soluzioni.

Gli spumanti (e le dilaganti “bollicine”)

Parlando di spumanti, subito si impone una domanda: siamo, forse, intenzionati a bere per tutta la vita solo “bollicine”, continuando, peraltro, a chiamarle con questo fastidioso termine?

Pare, infatti, che in Italia e nel mondo non ci sia spazio per altro. Ormai si producono vini con le bollicine (non solo spumanti) in ogni area del nostro Paese, con qualsiasi vitigno si abbia a disposizione e con tecniche improvvisate, se non persino fantasiose.

Personalmente spero che questa tendenza si acquieti e che il pubblico decida finalmente di orientarsi verso vini bianchi fermi, complessi, fragranti ed espressivi, tipologia la cui produzione non può essere penalizzata da inutili e insulse “bollicine”, magari di discutibile qualità. 

Lasciamo, quindi, al favoloso mondo della “effervescenza” solo gli spumanti di grande qualità, quelli legati ai pochi territori di prestigio e prodotti con un’enologia fatta di grande tecnologia, vitigni selezionatissimi e lunghi e coraggiosi affinamenti.

Bianchi climatici

Gli attuali cambiamenti climatici tendono a favorire prevalentemente proprio la maturazione delle uve bianche. Occorre fare di necessità virtù e non perdere questa opportunità, che può aprirci un grande futuro per i nostri bianchi. 

Per raggiungere tale risultato, dovremo essere molto ambiziosi, puntare in alto per realizzare vini espressivi, capaci di offrire maturità ed eleganza insieme a complessità e longevità.

Di certo, da nord a sud, non mancano i vitigni adatti, quelli che abbiamo a lungo sottovalutato e maltrattato ma che, se ben coltivati e vinificati, hanno molto da offrire ai consumatori attuali e a quelli del futuro. 

Occorrerà coltivarli nei modi opportuni per estrarre aromi fini e fragranti, puntare senza timori sui tanti diversi modi di vinificarli e affinarli, tenendo bene a mente che un grande vino bianco si ottiene con meno zuccheri ma con buona acidità, schietta e fresca. 

Del resto non siamo costretti a usare solo chardonnay, sauvignon, pinot bianco o petit manseng: come detto, in ogni Regione troviamo almeno un vitigno che, con le dovute attenzioni, è capace di dare vita ad ottimi vini. Sarà, naturalmente, necessario investire in ricerca per scoprire le caratteristiche di ciascuno di essi e applicare la viticoltura e l’enologia cosiddette “varietali”.

Rosa pallidi

È il punto più critico delle nostre produzioni, ovvero i vini rosa e rosati, perché, nonostante i tantissimi vitigni rossi che abbiamo a disposizione, i variegati climi e i suoli estremamente diversificati, ancora non riusciamo a trovare il modo di rendere espressivi questi vini. 

Attualmente, purtroppo, nei nostri calici continuano ad arrivare in prevalenza rosati banali e uniformi, realizzati con una tecnologia standardizzata e privi di creatività e fantasia. 

C’è, insomma, ancora tanto da fare: in nessun’altra tipologia, forse, il possibile e davvero così più vasto del reale.

Felici rossi

Questo comparto produttivo rappresenta la nostra grande forza e gode di una vasta gamma di vitigni di altissima qualità, variabilità e adattabilità, anche al riscaldamento del clima. Ottimi vitigni sono presenti in ogni Regione, sia in pianura sia in montagna, al nord come al sud, autoctoni e internazionali, precoci e tardivi, generosi e avari, ma tutti accomunati dal fatto di dare vini molto alcolici. 

In alcuni casi le alte temperature producono effetti benefici sulla maturazione fenolica degli acini, in altri si sfiora, invece, la sovra-maturazione, con risultati problematici sul carattere dei vini, talvolta troppo ingombranti, fin quasi grossolani, il che potrebbe diventare un ostacolo poiché stiamo vivendo un periodo di forti cambiamenti sociali e culturali, specialmente fra i giovani che sono sempre più propensi a consumare vini più facili da capire e da apprezzare. 

Non bisogna sottovalutare neppure la campagna “anti-alcol” che si fa sempre più forte e pare capace di modificare il rapporto tra i giovani consumatori e le bevande alcoliche leggere. 

Se non vogliamo, quindi, prendere una strada deleteria, ossia quella di dealcolare i vini, occorrerà pensare a qualche accorgimento agronomico per ridurre il grado alcolico facendo produrre meno zucchero alle uve, promuovendo una viticoltura che contenga l’insolazione dei grappoli e sviluppi una maggior massa fogliare, così da favorire tra i filari un microclima più ombreggiato, moderato e fresco. 

Per raggiungere questi obiettivi servirà una formazione tecnica più mirata e puntuale, ma non abbiamo nulla da temere, perché il nostro Paese vanta ottime Università, perfettamente in grado di formare agronomi ed enologi che in futuro sapranno affrontare queste sfide con competenza e concretezza. D’altra parte il possibile è più vasto del reale.

Riflessioni passite

Giungiamo, infine, ai vini dolci, passiti e da meditazione, una categoria da tempo entrata in forte crisi di consumi, ma più per ragioni di mercato che non per motivazioni tecniche o stilistiche. Questi vini , ovunque siano prodotti, hanno la possibilità di esprimere sempre finezza e fragranza, sensazioni eleganti ed equilibrate. 

Sarebbe, forse, il caso di ridurre la dolcezza e di puntare maggiormente sul fascino dei vitigni aromatici e terpenici? Difficile dare una risposta, visto e considerato che la nostra offerta di vini dolci è la più vasta e differenziata al mondo. 

Di fronte a questi vini, è proprio il caso di dirlo, se mettiamo insieme il costo, il tempo, il grado alcolico, la salute, il reale si dimostra per una volta più vasto del possibile?


Gigi_Brozzoni

Gigi Brozzoni

Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.