L’annata 2023 sta dando filo da torcere a molti, per molte ragioni e senz’altro agli amici vignaioli, alle amiche vignaiole.

Una primavera piovosa oltremodo, in molti luoghi d’Italia ha determinato una lotta furibonda contro una peronospora martellante. Ne è seguita un’estate a tratti torrida, a tratti tempestosa che sta richiedendo massimo impegno e gestione di serie problematiche nei vigneti della nostra penisola. Infine, gli incendi che, soprattutto in Sicilia e Sardegna, hanno messo a dura prova interi territori.

Che dire e che fare? La grande rabbia in stile veronelliano si rivolge alle cause. Perchè l’emergenza climatica è, indiscutibilmente, lo scenario globale su cui tutto questo si colloca. E concordiamo con The Guardian che ha deciso di non parlare più di “cambiamento” ma solo di “emergenza climatica”.

Maledetti governanti, tutti, avrebbe detto Veronelli, che non riconoscono questa gravità estrema, non adottano misure conseguenti. Lasciano che il presente e il futuro di questo pianeta sia gravemente compromesso.
Posizione inqualificabile e inaccettabile.

Per fortuna c’è l’impegno quotidiano di chi agisce nel suo piccolo. Un impegno importante. Sono in numero crescente i vignaioli che adottano pratiche di agricoltura sensibile, di risparmio energetico, di abbattimento delle emissioni. A loro andrebbe un ringraziamento comune e condiviso.

A loro va sicuramente tutto l’appoggio e l’affetto del Seminario Veronelli. Tenete duro!