Un pezzo di storia del vino molisano e italiano se ne va.
Luigi Di Majo, napoletano di nascita, si trasferisce in Molise alla fine degli anni Sessanta, a Campomarino, dove si unisce alla famiglia Norante e avvia nel loro feudo storico il lungo lavoro per “produrre vini nuovi da vitigni antichi”.
È lui a intuire la potenzialità dell’autoctona tintilia, oggi cultivar diffusa ad alto valore identitario per il Molise. Diceva che i segreti per produrre un vino d’eccellenza sono due: l’uva buona e la massima pulizia.
E che il vino è un veicolo d’amore e d’amicizia.
Suo figlio Alessio, che continua ed evolve la strada di famiglia, gli dedicò il Don Luigi, da uve montepulciano. Da oggi più che mai quel vino, racconterà l’uomo o, meglio, la sua opera.
Tutto il Seminario Veronelli si aggiunge al dolore della famiglia.