Dalla Guida Veronelli 2021, tre vini scelti per ogni regione, tra i meno noti meno noti ma degni di essere narrati, assaggiati e portati alla pubblica veronelliana ribalta.
Ecco il terzo per la Sardegna.
Un Moscato che proclama «vive la difference! »
di Gigi Brozzoni
Dalla moda al vino il passo è breve, l’abbiamo già visto in numerosi casi nel nostro Paese, ma questa è un’esperienza un poco diversa perché l’interprete di questo passaggio è un imprenditore tedesco che si è innamorato della Sardegna.
Non, però, di quella turistica e balneare, bensì di quella agricola che nei secoli ha mantenuto intatto il territorio ed è abitata da persone autentiche, sincere e contadine.
E chi ha conosciuto Luigi Veronelli sa di cosa parliamo.
In questo angolo di Gallura è certamente il vermentino il vitigno più coltivato e rappresentativo, seguito, ma solo a notevole distanza, dal rosso cannonau.
Eppure è stato un moscato a catturare la nostra curiosità: un po’ perché amiamo molto questo vitigno e un poco perché ci piaceva verificare la differenza dei moscato sardi da quelli della terra ferma, poiché la Sardegna, da un punto di vista geologico, è un pezzo di Europa che si è staccato dal continente e ruotando è andato a stabilirsi in mezzo al Mediterraneo.
E allora il confronto tra i nostri moscato di terraferma, quelli sardi e quelli francesi del sud-ovest ci ha molto intrigato.
Accenneremo soltanto ad alcuni aspetti geologici dell’area per capire meglio da che terra nascono i vini di Gallura.
I suoi suoli fanno parte del ciclo magmatico Ercinico e sono formati da graniti biolitici a grana eterogenea prevalentemente fine e di colore rosa e grigi; sono suoli che danno una forte impronta varietale ai vitigni, tanto che possono addirittura modificarne il consueto profilo aromatico.
Le uve appassiscono in pianta, continuamente accarezzate dai venti di terra e di mare che si alternano tra giorno e notte.
Il Moscato di Sardegna Passito Nùali (novità in gallurese) ha un bel colore giallo appena dorato e lucente e emana intense note fruttate molto mature, quasi concentrate, ove è possibile riconoscere frutti tropicali e folte spezie dolci tra cardamomo e cannella, anice stellato e fiori d’acacia.
La tradizionale impronta vegetale è qui sostituita da ricordi agrumati e canditi del tutto singolari.
Al gusto sprigiona rapidamente tutta la sua carica fruttata e mielata ancora con nette impressioni di agrumi sollecitati da una fragrante acidità che rende il sorso gentile ed elegante, avvolgente e profondo, persistente e appagante.
Ebbene sì: vive la difference!
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Gigi Brozzoni
Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.