Dalla Guida Veronelli 2021, tre vini scelti per ogni regione, tra i meno noti ma degni di essere narrati, assaggiati e portati alla pubblica veronelliana ribalta. Ecco il terzo per la Liguria.

DAL GAGLIARDO PIGLIO
di Marco Magnoli

Da tempo viene indicato – e le moderne indagini genetiche lo confermano – come parente più che stretto del dolcetto piemontese.

Sono in molti, infatti, a sostenere che proprio dal Piemonte sia stato importato il Liguria in epoca storica.

Un’altra teoria lo vuole, invece, introdotto anticamente dai Saraceni nell’area di Nava e Ormea, a cavallo tra Liguria e Piemonte.

Di certo v’è che la sua coltivazione in Valle Arroscia è documentata fin dal 1303, quando un editto del marchese di Clavesana, signore di Pornassio, ordinò che nel suo feudo si impiantasse solo ormeasco «a pena di decapitazione».

Bruno Pollero ed Eliana Maffone, marito e moglie, dell’Ormeasco hanno fatto una sorta di bandiera, impegnandosi a fondo nella sua valorizzazione.

Nata nel 2009, la Tenuta Maffone ha recuperato i vigneti centenari del bisnonno di Eliana ad Acquetico, piccolo borgo tra 500 e 700 metri di quota in comune di Pieve di Teco, immerso nel fascinoso paesaggio di questa valle verde e impervia.

Avviata come un secondo lavoro, l’azienda vitivinicola è ormai divenuta l’attività principale di Bruno ed Eliana, che operano con attenzione per gli equilibri ecologici e ambientali di un territorio incantevole, ma assai fragile.

L’Ormeasco viene proposto in diverse tipologie e selezioni, compreso il rosato Sciac-trà, ovvero schiaccia e trai (da non confondere con lo Sciacchetrà, famoso passito delle Cinque Terre) e persino una stravagante versione spumantizzata con metodo classico.

L’etichetta che abbiamo trovato più interessante nelle degustazioni per la Guida Veronelli 2021 è, però, l’Ormeasco di Pornassio Superiore Doc 2017, ottenuto da un vigneto di oltre settant’anni e vinificato in acciaio con successiva elevazione in botte grande.

Un vino la cui tannicità folta e piena dona spessore alla struttura, rinvigorita dal gagliardo piglio acido e da qualche nota appena rustica, figlia del vitigno e di un ambiente piuttosto estremo, che si traduce tuttavia in una sensazione di discreto conforto, con quasi un ricordo di piante aromatiche essiccate allietato dal dolce tocco dei frutti di bosco maturi e dalla speziatura di buona ampiezza.

Il mare è vicino, ma questo Ormeasco Superiore è un vino tutto di terra, da gustare con carni succulente o formaggi saporiti.


MARCO MAGNOLI

Deve alla tradizione familiare la passione per i vini di qualità e a Luigi Veronelli, incontrato nel 2001, l’incoraggiamento a occuparsi di critica enologica. Dal 2003 è collaboratore del Seminario Permanente Luigi Veronelli. È tra i curatori della Guida Oro I Vini di Veronelli.