Dalla Guida Veronelli 2021, tre vini scelti per ogni regione, tra i meno noti ma degni di essere narrati, assaggiati e portati alla pubblica veronelliana ribalta. Ecco il terzo per il Lazio.
Ampio, profondo ed elegante
di Gigi Brozzoni
Si è soliti affermare che le attività agricole siano sostanzialmente stanziali, cioè designino una permanenza in un luogo determinato, e molte aziende vitivinicole basano il loro racconto proprio sull’attaccamento a una specifica terra e, quindi, anche alle sue tradizioni spesso centenarie.
Oggi voglio però raccontare una storia al contrario, quella di un’azienda che ha fatto dei suoi spostamenti, dei suoi trasferimenti, cioè il contrario della stanzialità, la caratteristica principale.
È la storia della famiglia Pandolfo, originaria di Pantelleria.
Possiamo immaginare in quanta povertà e isolamento vivessero quelle famiglie che campavano di una viticoltura difficile, povera e marginale, e di un’economia di sussistenza.
Ma i Pandolfo, a differenza dei loro conterranei, avevano nel sangue uno spirito inquieto e avventuroso che li spinse nel 1880 a emigrare in Tunisia per costruire un’azienda vitivinicola su terreni fertili, con clima caldo e mediterraneo, vigneti pianeggianti e facili da lavorare.
Erano gli anni dell’abbondanza di vino e del suo diffuso consumo, fin quando negli anni Trenta del Novecento, anche quelle terre africane vennero invase e falcidiate dalla fillossera.
I Pandolfo non si scoraggiarono e ripiantarono tutte le vigne che avevano messo a dimora solo 50 anni prima, in un’epoca in cui un vigneto era praticamente perenne, senza scadenza alcuna.
Superarono anche le difficoltà del periodo bellico, ma nel 1964 il governo di Tunisi decise di espropriare tutti i terreni degli stranieri e la famiglia Pandolfo fu costretta a riemigrare in Patria: non tornarono a Pantelleria, ma cercarono una zona fertile e ancora a limitata vocazione vitivinicola per trovare terreni economici che sentissero, però, l’alito del mare, di quel mare che avevano ormai nelle loro vene.
Scelsero le colline che circondano, a nord, Terracina e che guardano il vicino mar Tirreno dell’ampio Golfo di Gaeta.
Gabriele Pandolfo è l’ultimo discendente di questa avventurosa famiglia che già sta «insegnando il mestiere» al figlio Andrea.
L’intraprendenza della famiglia, negli ultimi anni, ha allargato i limiti aziendali andando a cercare vigneti anche ad Aprilia e a Borgo Vodice. I vigneti più importanti, quelli da dove proviene il moscato per produrre il vino che oggi vogliamo presentare, sono in comune di Terracina, proprio all’interno del Monumento Naturale e Parco Regionale.
Nei suoli di questi vigneti si alternano sabbie giallo rossicce del pleistocene con orizzonti debolmente cementati e sabbie rosse con croste argillose ricche di ferro e manganese.
Il clima mediterraneo è fortemente caratterizzato dalle brezze marine che spirano da sud e sud-ovest.
Il Moscato di Terracina Passito Capitolium 2016 è frutto della selezionata raccolta dei migliori grappoli di moscato di Terracina, ovvero di un probabile adattamento del moscato d’Alessandria che a Pantelleria (tanto per non perdere le tradizioni di famiglia) prende il nome arabeggiante di Zibibbo.
I grappoli sono poi stesi al coperto per un ulteriore appassimento e in seguito vengono diraspati e delicatamente pigiati e il denso mosto fermenta in piccoli fusti di acciaio termocontrollati.
Il vino di affina sei mesi sempre negli stessi fusti e successivamente sei mesi in bottiglia.
Appena si stappa la bottiglia si è raggiunti da un immediato profumo di fiori bianchi e rosa canina, miele di acacia, cedro candito, agrumi e ananas.
Al palato si sviluppa con progressione, riportando al gusto gli stessi elementi olfattivi amplificati da una fresca acidità e da una forte densità glicerica. Un vino di notevole ampiezza, profondità ed eleganza adatto ad accompagnare i dessert a base di frutta come le preparazioni di pasticceria, ma i più arditi lo potranno tentare con i formaggi molto stagionati e piccanti oppure con quelli ben erborinati.
CANTINA Sant’Andrea
TERRACINA LT
cantinasantandrea.it
Gigi Brozzoni
Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.