Dalla Guida Veronelli 2021, tre vini scelti per ogni regione, tra i meno noti ma degni di essere narrati, assaggiati e portati alla pubblica veronelliana ribalta. Ecco il secondo per il Friuli Venezia Giulia.

Rara gemma lucente
di Andrea Alpi

Tanto si è detto dell’uva malvasia, famiglia di vitigni bastardi tra loro e accomunati soltanto dal nome.

Andrebbe declinata sempre al plurale, malvasie, per ricordare che questo fu innanzitutto uno stile di vino, che nel periodo d’oro della Serenissima Repubblica di Venezia tanto prestigio e denari fruttò nei traffici dal Mediterraneo orientale al resto d’Europa.

È stato per secoli sinonimo di vino dolce raro, prezioso, costoso e longevo: la fortezza bizantina di Monemvasia nel Peloponneso orientale, dai cui dintorni provenivano le uve passite vinificate dai veneziani e spedite in tutti i porti, fu poco più di un pretesto cui è rimasto legato il nome.

Ben presto si cercarono, sotto la spinta del Turco invasore, altre uve con cui vinificare questo elisir. Il segreto rimase tale a lungo e quindi ora ne troviamo, soltanto in Italia, più di dieci tipi tra bianche e rosse, aromatiche e neutre.

Una di queste alligna da secoli nell’alto Adriatico, dalla Dalmazia al Friuli, ed è nota come malvasia istriana (benché oggi la legge vieti di utilizzare l’attributo); è presente nelle DOC Carso, Collio, Friuli Colli Orientali, Friuli Annia, Friuli Aquileia e Friuli Isonzo. 

Una malvasia non aromatica, che non dispone di un corredo gusto-olfattivo esuberante ma che segna il territorio che la esprime, spesso con sensazioni non omogenee e anche per questo originali.

La Malvasia Venezia Giulia 2016 di Podversic nasce sul monte Calvario nei dintorni di Gorizia da uve a completa maturazione. Fermenta a contatto con le bucce con frequenti follature giornaliere ed evolve in botti di rovere per circa 23 mesi, prima di concludere l’affinamento in bottiglia per un periodo di 6 mesi.

È una splendida interpretazione, matura e completa, di quest’uva dal passato glorioso. Il bicchiere è dorato intenso, brillante; al naso svela sentori dolci di fiore di tiglio e agrumi canditi come il mandarino uniti ad una elegante nota minerale di gesso e verde d’olivo. In bocca avvolge ma non stanca, guizzante di freschezza e quasi ruvido al tatto.

Damijan Podversic
Gorizia


ANDREA ALPI

Gastronomo, sommelier, Sensory Project Manager SISS (Società Italiana di Scienze Sensoriali), collabora da oltre vent’anni con il Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui attualmente è responsabile della Didattica e della Formazione. Nel recente passato ha contribuito a numerose pubblicazioni della Veronelli Editore quali Guida Oro I Vini di Veronelli e Guida Oro Gli Spumanti d’Italia; ha curato i volumi sulla Lombardia della collana I Migliori Vini d’Italia. Oggi è anche il Responsabile didattico dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Nell’altra sua vita professionale è psicologo psicoterapeuta, consulente del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Niguarda di Milano.