Un colloquio con Albiera Antinori, Presidente di Marchesi Antinori

a cura di Simonetta Lorigliola

Nella storia più recente della vostra storica azienda, quali sono i principali momenti che hanno segnato una svolta, hanno determinato una direzione, hanno modificato l’ossatura dell’azienda stessa?

Guardando agli anni più recenti della nostra lunga storia, tra i momenti più significativi penso sicuramente al Rinascimento del vino italiano, di cui la mia famiglia è stata tra i protagonisti con la nascita del Tignanello, intuendo che con la volontà e l’introduzione di alcune fondamentali innovazioni si potessero ottenere vini di sorprendente qualità. 

Un cambio di passo epocale nella viticoltura e nell’enologia italiana che ci ha fatto rendere conto come non solo in Toscana, ma in tutta Italia, ci fosse un altissimo potenziale vitivinicolo inespresso, segnando un nuovo inizio per tutto il settore. 

Un’altra pietra miliare per la nostra azienda è stata la costruzione della cantina Antinori nel Chianti Classico, un’opera di architettura innovativa ma al contempo profondamente legata alle nostre radici. 

A testimonianza di come la tradizione abbia sì un ruolo fondamentale, se messa a servizio dell’innovazione.

Cantina Antinori nel Chianti Classico

Ci sono oggi due o tre pilastri irrinunciabili  – idee, principi, ruoli, pratiche…- irrinunciabili per Antinori?

Tra i pilastri irrinunciabili metterei certamente i tre valori che ci vengono trasmessi di generazione in generazione. 

Innanzitutto la passione per ciò che si fa e per il prodotto, il vino nel nostro caso.

Poi la pazienza, necessaria per non cedere a compromessi a discapito della qualità.

E infine la prudenza, tipica degli agricoltori. 

Altro pilastro irrinunciabile nonché risorsa più importante per tutti i nostri vini è sempre stata la massima qualità.

Cantina Antinori nel Chianti Classico – fotografia di Leonardo Conti

Antinori. Diverse tenute. Territori differenti, anche se in maggioranza entro la medesima regione. Quale l’idea di fondo che inserisce i diversi elementi in un unico disegno?

Marchesi Antinori è composta da diverse tenute, prevalentemente in Toscana e Umbria, situate in aree vinicole in cui ci fosse un alto potenziale vitivinicolo, già riconosciuto o ancora inespresso. 

Ognuna di queste realtà è completamente autonoma con un’identità molto ben definita e il suo personale dedicato (direttore di tenuta, agronomo, enologo…), i suoi vigneti e la sua cantina. 

È questa infatti l’unica strada per sviluppare una forte sinergia e un legame profondo con il territorio e, di conseguenza, raggiungere una più alta qualità nei vini. 

Più che un disegno, è una delle sfide che ci siamo posti perché il genius loci, il terroir, l’attenzione quasi ossessiva al dettaglio e all’identità specifica di un territorio sono valori che per noi fanno la differenza. 

E che vanno coltivati e preservati.

Tenuta Guado al Tasso – vigneti

Quali sono gli elementi importanti e costanti nella conduzione in vigna?

La nostra lunga storia ci ha fatto sviluppare un fortissimo legame con la terra, tipico degli agricoltori. 

Inoltre l’attività viticola, potenzialmente, è un’attività a emissioni 0 di CO² e raggiungere questo obiettivo è parte del nostro impegno. 

Anche per questo la nostra conduzione in vigna non può che essere orientata alla sostenibilità, di cui gli elementi fondamentali sono il rispetto del territorio e degli equilibri naturali che lo compongono e l’attenzione al mantenimento di tali equilibri, tutto ciò gestito con un approccio artigianale. 

Approccio artigianale che, partendo proprio dalla vigna, si riflette in tutte le fasi di produzione del vino.

Tenuta Tignanello – vigneti

Che relazione c’è tra la viticoltura e l’ambiente circostante nei luoghi in cui sono collocati i vostri vigneti?

Ogni produttore di vino ha un forte legame con il suo territorio. 

Da esso dipende il suo futuro, sia economico che, nel caso di aziende familiari come la nostra, di trasmissione dei valori. 

Tanti secoli di storia legata in maniera così forte alla terra ci hanno insegnato un profondo rispetto per la natura, così come un’etica altrettanto importante. 

La tutela e il miglioramento non solo dell’ambiente circostante i nostri vigneti ma di tutto il patrimonio culturale che ci è stato affidato dai nostri predecessori è parte dei valori che derivano dall’avere una lunga tradizione. 

Quali sono i vostri “vitigni d’elezione” e perché?

La nostra famiglia ha iniziato l’attività vitivinicola in Toscana, più precisamente nel territorio del Chianti Classico, nel 1385 ed è logico che ancora oggi dopo più di sei secoli ci sentiamo legati a questi territori unici e meravigliosi. 

Anche il Sangiovese ha un legale fortissimo con la Toscana, trovando in questa regione il suo territorio di elezione. 

Qui, nei secoli, si è adattato ai vari territori trovando nelle differenti zone di produzione il suo habitat ideale a seconda della morfologia, del clima, del terreno e, nel gusto di chi la coltivava, la sua miglior espressione. 

Di conseguenza, il connubio tra noi e il Sangiovese non avrebbe potuto avvenire in maniera più naturale.

Castello della Sala

Quale rapporto tra natura, conoscenze e tecnologia in cantina?

Sono convinta che con l’aiuto di piccole innovazioni che negli anni si sono sviluppate oggi si riescano a fare vini senz’altro migliori rispetto a quelli che faceva il mio bisnonno o trisnonno, soprattutto grazie all’applicazione delle nuove tecnologie. 

Mi riferisco alle attrezzature che si utilizzano nella vinificazione e a una nuova e più avanzata concezione della gestione del vigneto con l’impiego di strumenti che hanno lo scopo di fornire informazioni per migliorare la qualità e riuscire ad avere uve sempre migliori e una viticoltura sempre più sostenibile. 

Lo stesso vale per la cantina dove nuove strumentazioni aiutano ad avere dati sempre più accurati sulle fermentazioni e affinamenti. 

Detto questo non si può però trascurare l’importanza della tradizione che ci deriva dall’avere una lunga storia. 

Mi riferisco all’amore per la terra, al rispetto della natura e dell’ambiente e alla passione per ciò che facciamo.

Quale stile per i vini Antinori?

I nostri vini sono ambasciatori della terra da cui provengono. 

Espressioni di autenticità del terroir di provenienza, capaci di rappresentare l’anima del produttore. 

Per fare ciò, fondamentale è l’impegno volto a sviluppare una precisa viticoltura locale in ognuna delle nostre tenute con l’obiettivo di avere vini che abbiano un carattere varietale distinto dove ciò che conta è capirne l’anima, che poi è il filo conduttore tra le varie annate. 

Per chi sono pensati e a chi devono piacere i vostri vini?

Oggi i consumatori cercano vini capaci di esaltare il frutto, il territorio e le caratteristiche varietali. 

In tal senso i nostri vini, oltre che piacevoli ovviamente, devono essere unici, capaci di distinguersi e di raccontare la storia del territorio da cui provengono, non appiattendo ma evidenziando le varie differenze e sfumature.

Antinori realizza e sostiene anche attività culturali e artistiche…

Oltre alla vigna, la mia famiglia coltiva da sempre l’amore per la terra toscana e per l’arte. 

Questa duplice passione, nell’ambito dell’arte classica, si esprime attraverso l’Accademia Antinori il cui intento è quello di celebrare il territorio toscano e le sue tradizioni vitivinicole: un patrimonio che la mia famiglia ha sempre voluto preservare, valorizzare e promuovere. 

L’Accademia Antinori patrocina iniziative legate alla campagna toscana quali restauri di opere d’arte, organizzazione di eventi e mostre a ricordo degli antichi mestieri agricoli, e la pubblicazione di cataloghi e libri d’arte. 

All’Accademia si è affiancato, nel 2012, Antinori Art Project, nato con la cantina Antinori nel Chianti Classico dall’idea di creare una naturale prosecuzione all’attività di mecenatismo della nostra famiglia, indirizzandola verso le arti e gli artisti del nostro tempo. 

Antinori Art Project è quindi una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo – realizzata in collaborazione con affermati curatori– che raccoglie sotto un’unica progettualità commissioni site specific rivolte ai protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale, nonché esposizioni temporanee e seminari in collaborazione con Fondazioni e Musei.

Tomàs Saraceno – biosfere (sinistra) / Sam Falls – Untitled (destra)

Come valuta l’anno trascorso? Il 2020 conta solo punti di debolezza o anche qualche sorta di insegnamento di cui poter tenere conto? Quali le direzioni a cui rivolgersi e le prospettive per il settore vitivinicolo? 

L’anno appena trascorso è stato sicuramente molto difficile. 

Quello che però questo strano 2020 ci ha insegnato è che bisogna essere agili per fronteggiare cambiamenti improvvisi di scenari, e che la pianificazione strategica a lungo termine è fondamentale per mantenere corretta la direzione, anche in un momento di grande incertezza. 

Guardando al futuro, per il settore vitivinicolo ci auspichiamo nuove strategie che portino misure effettive di sostegno che vadano oltre la logica emergenziale, in modo da rilanciare l’immagine e i consumi di settori emblema dell’eccellenza italiana. 

I temi dell’ambiente e della sostenibilità, oltre all’apertura del canale online , emersi con forza in questi ultimi mesi, sono un aspetto positivo e su cui continuare a porre la massima attenzione anche in futuro. 

antinori.it


Simonetta Lorigliola

Simonetta Lorigliola, giornalista e autrice, si occupa di  cultura materiale. 
È nata e cresciuta in Friuli. Ha frequentato l’Università degli studi di Trieste, laureandosi in Filosofia. È stata Responsabile Comunicazione di Altromercato, la principale organizzazione di Commercio equo e solidale in Italia. Ha collaborato con Luigi Veronelli, nella sua rivista EV Vini, cibi, intelligenze e nel progetto Terra e libertà/critical wine. Ha vissuto in Messico, ad Acapulco, insegnando Lingua e cultura italiana. Ha diretto Konrad. Mensile di informazione critica del Friuli Venezia Giulia. Da molti anni collabora con il Seminario Veronelli per il quale è oggi Responsabile delle Attività culturali. La sua ultima pubblicazione è È un vino paesaggio (Deriveapprodi, 2018).
Foto di Jacopo Venier