di Gigi Brozzoni
Dalla Guida Vini Veronelli 2021, il curatore sceglie per noi tre vini tra quelli meno noti di una Regione, ma tanto degni di essere narrati e assaggiati da salire alla pubblica veronelliana ribalta, a partire da ora. Sentiteli anche voi, questi vini racconto.
Ecco il piemontese che completa la triade. Oggi passiamo al bianco. La scelta di Gigi Brozzoni, curatore della Guida Veronelli per il Piemonte, ci porta al Timorasso e alle origini del suo recupero.
Antonella Bocchino, grappaiola di Canelli, per rispondere (o ribattere) alle grappe monovitigno della friulana Giannola Nonino si inventa nel 1985 le grappe monovitigno piemontesi.
Tra le tante che raggruppa ce n’è una che chiamerà Timuassa, perché ottenuta da vinacce di Timorasso provenienti da contadini del tortonese.
Ricordiamoci che dietro a questo guerreggiare d’alambicchi c’era la spinta, lo stimolo di Luigi Veronelli, il quale ha sempre amato la saggezza della conoscenza e lo svago della provocazione.
Il poco vino di timorasso ottenuto, la Bocchino lo regalò, riconoscente, a Franco Martinetti che la aiutò a trovare le uve necessarie al suo progetto, il quale affinò un poco questo vino e lo vendette con nome generico. Passeranno dieci anni di silenzio, senza che alcuno parlasse o scrivesse di timorasso.
Solo Walter Massa continuò a produrre un poco di Timorasso, ma senza troppo entusiasmo e con poca convinzione.
Fu nel 1996 che Franco Martinetti e Walter Massa iniziarono a scambiarsi alcune considerazioni su questo vitigno ed entrambi decisero di imprimere una decisa accelerazione in favore della qualità sperimentando tecniche viticole ed enologiche rigorose ed efficaci che portarono presto, ognuno per sé, alla produzione di vini che la critica accolse con grande favore.
La Guida Veronelli iniziò a seguire i percorsi di questi due vini, con il 1996 Colli Tortonesi Bianco Coste del Vento di Walter Massa e con il 1997 Colli Tortonesi Bianco Martin di Franco Martinetti.
Prese così il via un bel periodo molto proficuo, nel quale altri viticoltori tortonesi si cimentarono con il timorasso raccogliendo a loro volta un notevole successo di critica e di pubblico.
Ora i Colli Tortonesi con i suoi Derthona sono diventati l’Eldorado della viticoltura piemontese e non c’è grande o importante azienda che non abbia investito molto denaro per accaparrarsi le poche vigne ancora disponibili sul mercato dei pochi contadini che sono rimasti.
Quasi nessuno ricorda che fino al 1985 il timorasso era un vitigno del tutto sconosciuto ai più, sebbene fosse ben descritto nella grande raccolta ampelografica edita negli anni Sessanta del secolo scorso dall’allora Ministero dell’Agricoltura, nella quale se ne raccomandava l’utilizzo per dare un poco di profumi e di struttura all’anemico cortese che veniva coltivato nella stessa zona.
In effetti il timorasso ha sempre goduto di buona fama nel mondo contadino, perché forniva uve con buccia spessa che si potevano mangiare fresche, ma che si riuscivano ad appassire fino a Natale, quando gli acini zuccherini rallegravano i giorni di festa.
Diversa la faccenda per i vignaioli, che dopo la fillossera preferirono piantare altri vitigni, più produttivi, per fare i loro vini.
Luigi Veronelli si innamorò subito di questo vino e al Colli Tortonesi Martin 1999 assegnò il suo gloriosissimo Sole che, materializzato in soprammobile di cristallo, ancora oggi splende sulla torinese scrivania di Franco Martinetti.
Era l’edizione del 2002 della nostra Guida Oro, nella quale Veronelli assegnava il Sole a venti nuovi vini che l’avevano emozionato nel corso dei suoi assaggi.
Ora, dopo vent’anni di continui successi e riconoscimenti, siamo alle prese con il Colli Tortonesi Timorasso Martin 2019 sempre fermentato ed affinato in barriques, ma in modo più gentile che in passato, al quale si è affiancata una versione fatta in acciaio dal nome Colli Tortonesi Timorasso Biancofranco, un po’ più fragrante e moderno, o forse solo più alla moda.
Ma noi siamo sempre stati un po’ romantici ed abbiamo imparato ad assaggiare vini dal più grande di tutti; così, quando sentiamo un bel frutto maturo un po’ floreale ben spalleggiato da toni speziati con un tocco di vaniglia e di tostatura, ci sciogliamo e ci crogioliamo lentamente, dolcemente, come ormai ci viene naturale.
Per conoscere tutti i vini della campania selezionati dalla Guida Oro, scarica I Vini di Veronelli, app per dispositivi iOS e Android.
Gigi Brozzoni
Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.