Due annate memorabili
di Gigi Brozzoni – dalla Guida Veronelli 2021
2015 e 2016 ai vertici, in tutte le zone produttive di vini rossi. Tra i bianchi il Timorasso conferma la sua ascesa. Bene il Moscato. In statica sperimentazione la spumantistica sabauda: bisognerebbe puntare di più sul nebbiolo?
Sarà difficile il ripetersi di due annate consecutive così straordinarie per il Piemonte vitivinicolo, perché è fuori di dubbio che 2015 e 2016 abbiano fatto toccare i vertici qualitativi ai vini e il cielo ai bravi vignaioli di Langa, soprattutto, ma anche di tutte le altre zone produttive.
Veronelli, il casellante e il vino d’industria
Annate come queste mi ricordano un viaggio a Mortara con Luigi Veronelli nel tardo autunno del 1990. Si andava a trovare Gioachino Palestro, le sue oche e i suoi prodotti.
Il casellante dell’autostrada, riconoscendo Veronelli, gli chiese se il vino di quell’anno sarebbe stato buono, come si diceva. Veronelli gli rispose che certamente il vino sarebbe stato buono ma, aggiunse «ahimè sarà buono anche quello d’industria».
Probabilmente il casellante non colse il disappunto, ignaro dell’avversione veronelliana nei confronti dell’industria del vino di ogni tempo e luogo, ma a noi lasciò un insegnamento formidabile.
Vignaioli in crescita
Certo, i tempi sono cambiati, i pochi vignaioli di trent’anni fa si sono moltiplicati, hanno raggiunto notorietà, successo, ricchezza allora insperate e l’industria del vino ha dovuto cambiare il proprio atteggiamento produttivo, per non finire emarginata.
Così in questi anni ci è stato quasi difficile separare i vini buoni da quelli buonissimi, tanto erano stretti i margini di differenza qualitativa.
E questo è accaduto per tutte le denominazioni piemontesi che hanno visto una piccola ripresa di visibilità e di qualità, anche di quei vini che sembravano ormai diretti al viale del tramonto.
Barolo, Barbaresco et alias pulchras
Di certo Barolo e Barbaresco continuano a farla da padroni ma abbiamo notato una certa ripresa dei vini di Roero, i buoni Dolcetto non sono più una rarità, le Barbera di ogni ordine e luogo si sono fatte più precise, meglio governate, più espressive e persino i Grignolino monferrini hanno coniato il loro marchio di battaglia con Monferace e promettono ulteriori sviluppi qualitativi.
Se ci si chiede quale delle due annate sia stata la migliore, confessiamo di non riuscire a dare una risposta esaustiva perché ciascuna ha avuto caratteristiche leggermente diverse, ma capaci di incidere sulla personalità complessiva dei vini prodotti.
2015 e 2016: annate memorabili
Riteniamo che il 2015 sia da considerarsi l’annata dell’eleganza e della complessità che ha dato i suoi benefici più evidenti nei vini con impronte tanniche molto incisive e consistenti.
Il 2016 riteniamo sia stato l’anno della potenza, quella che porta a grandi maturità fenoliche con importanti timbri floreali e fruttati ma strutture tanniche di grande potenza e persino un poco ingombranti.
Ne consegue che il 2015 sarà pienamente godibile nel giro di qualche anno, mentre il 2016 necessiterà di molto più tempo per assestare quel formidabile intreccio di alcol, acidità e tannicità.
Un aspro 2017?
Non sarà così fortunato e felice il 2017, caratterizzato da una stagione eccessivamente calda e siccitosa, con le viti che hanno sofferto stress idrici e ripercussioni negative sulla maturazione fenolica delle uve.
Già Barbaresco e Roero pagano un piccolo dazio nei punteggi a causa di un’acidità sempre un poco tagliente, spigolosa e acerba. Non siamo ad anomalie preoccupanti, ma sufficienti a rompere quell’equilibrio tra maturità-tannicità-acidità che abbiamo apprezzato e goduto con le due precedenti annate.
I vini bianchi
Qualche parola la dobbiamo spendere anche per i vini bianchi che sempre più spesso si producono in ogni dove nella regione, e con i tanti vitigni autoctoni e alloctoni ormai ben conosciuti.
Anche in questo settore ci sono stati molti miglioramenti qualitativi pure se ancora manca un poco di precisione enologica e di espressività aromatica e stilistica.
Timorasso, fuori dal coro
Fuori dal coro continua ad esserci il timorasso che continua la sua inarrestabile corsa alimentata da sempre nuove aziende che non vogliono mancare di far sentire la loro interpretazione di quell’angolo di Piemonte.
Dei Moscato
Sempre molto bene i vini a base di moscato che stanno beneficiando di estati calde che portano grande maturità alle uve aromatiche e sempre più accurate vinificazioni.
Spumanti, da venire
Ancora da sviluppare, invece, il settore spumantistico che sembra costantemente alle prime armi, anche se gli anni sono passati e non può essere più considerato in fase di sperimentazione, con vitigni di assoluta e comprovata qualità e attitudine enologica.
Dove, invece, si potrebbe sperimentare di più e con più coraggio, visti i buoni esiti raggiunti da alcuni vignaioli pionieri, è nell’impiego di nebbiolo per la produzione di spumanti metodo classico.
Naturalmente si tratterà di non sottrarre uve dai grandi cru ma di impiegare quelle provenienti dalle zone limitrofe e magari in quote più elevate. Gli esempi positivi ormai ci sono e varrebbe la pena di provarci di più.
Gigi Brozzoni
Curatore della Guida Oro I Vini di Veronelli nato e residente a Bergamo, dopo molteplici esperienze maturate nel campo teatrale e nella progettazione di arredi, nel 1986 incontra Luigi Veronelli. La passione per il vino lo spinge a costanti frequentazioni gastronomiche finché nel 1988 arriva al Seminario Permanente Luigi Veronelli di cui assume la direzione nel 1989. Vi rimarrà per 25 anni fino al pensionamento nel 2013. Ha diretto la rivista Il Consenso è stato animatore di convegni tecnico-scientifici in ambito viticolo ed enologico e ideatore e conduttore di corsi di analisi sensoriale per professionisti e appassionati. Negli anni Novanta ha curato la redazione dei Cataloghi Veronelli dei Vini Doc e Docg. e dei Vini da Favola. È autore del libro Professione Sommelier che fu adottato come primo manuale sul vino per le scuole alberghiere italiane. Per l’Associazione Le Città del Vino ha curato numerose edizioni de Le Selezioni di Eccellenza dei vini italiani.