Ci sarà voluta l’intuizione del nonno Alibrando Dei, il quale a metà degli anni Sessanta individua nell’anfiteatro di Bossona un’area altamente vocata alla viticoltura, tanto che l’acquista e ci pianta una vigna. Ci sarà voluta anche la capacità imprenditoriale del babbo Glauco Dei, il quale negli anni Ottanta acquista altri terreni, impianta nuovi vigneti e costruisce una cantina dove, dal 1985, decide di vinificare le uve prodotte.

Ma ci sono senz’altro voluti l’impeto e l’ardore di Caterina Dei per abbandonare la sua passione per la musica e trasformare un’azienda agricola in un gioiello della viticoltura e dell’enologia nazionale, capace di produrre vini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Perché è Caterina che in questi pochi anni è riuscita a diventare non solo portavoce e ambasciatrice dell’Azienda, ma artefice e propulsore del suo sviluppo e del suo inarrestabile progresso qualitativo.

Più anticamente ci è voluto un primo sviluppo di Montepulciano in epoca Longobarda, poi ci è voluto il periodo aureo tra il Quattrocento e il Cinquecento, scandito da stabilità politica, prestigio culturale, fioritura artistica. Ci volle il fervore poetico di Angelo Poliziano, l’impeto artistico che portò a Montepulciano i più grandi architetti dell’epoca per costruire sontuose dimore patrizie e splendide chiese; e ci vollero bravi contadini che producevano ottimo vino per le famiglie patrizie di Montepulciano.

Ma per trasformare il buon vino di Montepulciano in Vino Nobile ci volle anche l’acume di Sante Lancerio, il coppiere di Papa Paolo III Farnese, che glielo fece conoscere ed apprezzare, e poi anche la perspicacia di Francesco Redi, insigne naturalista e poeta, che nel suo ditirambo “Bacco in Toscana” del 1685 lo esalta e lo magnifica. In effetti ci volle anche la nascita di un vitigno, frutto di innumerevoli incroci e mutazioni causate dal lavoro di vecchi contadini, che sembra sia stato dedicato a Giove, il Sangiovese per l’appunto, e ancora più anticamente ci volle la deriva dei continenti che nel Pliocene medio-inferiore diede vita e forma a questo suolo in località Bossona, composto da sabbie e sabbie argillose associate a blocchi o lenti di lignite torbosa in cui affiorano blocchi di calcari mesozoici in forma caotica derivanti da frane e scivolamenti sottomarini.

Ora a Caterina Dei basta coordinare un’efficiente squadra di lavoro in campagna, un accurato gruppo di lavoro di cantina, guidato da Jacopo Felici sotto l’attento controllo dell’enologo Niccolò d’Afflitto, e sperare che il cielo dia acqua quando serve per far crescere bene le viti, che il sole dia luce e calore per far maturare bene le uve e che la volta celeste non le crolli in testa come temeva sempre Asterix.
Poi è sufficiente portare al Seminario Veronelli otto annate di Vino Nobile di Montepulciano Riserva Bossona del 2000, 2001, 2003, 2004, 2006, 2007, 2008, 2009 e farlo assaggiare ad un curioso gruppo di appassionati degustatori di vino per ricevere consensi ed applausi.

Facile, no?

Gigi Brozzoni