Chiunque giochi o abbia giocato a scacchi, anche solo qualche volta da giovane, sa che bisogna imparare perfettamente le regole generali del gioco per farci diventare spontanei ed automatici alcuni ragionamenti. Una volta imparato questo, bisogna poi giocare spesso per tenere allenati meccanismi che altrimenti andrebbero ad incrostarsi e progressivamente ad incancrenirsi.

Ma per sperare prima o poi di vincere una partita con un avversario serio bisogna imparare a menadito gli schemi di gioco, quelli di apertura, di sviluppo e di chiusura; quanti più se ne imparano e quanto più si impara ad alternarli creativamente, tanto più si ha la probabilità di vincere. Quello che fa la vera differenza in un grande giocatore, però, è la conoscenza delle “varianti”, cioè di quelle mosse inaspettate, fuori dagli schemi codificati, che lasciano attoniti e impreparati anche gli avversari più temibili.

Potremmo continuare a lungo tanto è appassionante questo gioco antico e ricco di storie, aneddoti e leggende; però credo che la cosa più importante per un giocatore di scacchi sia quella di saper prevedere quale sarà la sua prossima mossa, meglio ancora se saprà prevederne un paio o anche più.

Ora, siccome comincio a sentire e intuire qualche mugugno, vi spiego perché mi son messo a parlare di scacchi. Stanco di sentire che la qualità si fa in vigna, ma che tutti poi ti fanno vedere la cantina, ho deciso di vederci chiaro ed imparare a guardare le vigne con occhi attenti e sapienti. E sapete che ho fatto la scorsa settimana? Mi sono iscritto ad un corso di potatura. Proprio così.

Venerdì e sabato scorso presso l’Azienda Bellavista in Franciacorta si è svolta la sessione primaverile del Corso di Perfezionamento in Tecniche di Potatura della Vite a cura della Scuola Italiana di Potatura della Vite. La scuola è stata creata da quell’accoppiata di agronomi friulani Simonit & Sirch che si definiscono “preparatori d’uva” e che hanno aperto ormai diverse sedi nelle maggiori regioni viticole italiane in collaborazione con numerosi Istituti di Ricerca e diverse Università.

Non starò io a spiegarvi in cosa consiste il metodo Simonit & Sirch, per questo vi rimando al loro sito www.simonitesirch.it dove ciascuno troverà tutte le informazioni utili; ma che cosa ho imparato da Marco Simonit tra i vigneti franciacortini di Bellavista? Ho imparato che per potare bene le viti bisogna prevedere le mosse successive, come quando si gioca a scacchi.

E quanto più sapremo prevedere cosa comportano le nostre azioni, le nostre scelte, i nostri tagli, tanto più sapremo come risponderà la pianta con la sua produzione di tralci, di foglie e di grappoli. Quando dovremo ritornare in vigna per una nuova potatura sapremo già cosa troveremo e cosa dovremo fare. Sapremo, quindi, far funzionare meglio la pianta rispettandone i tessuti vitali per farle produrre le uve che ci servono e per farla vivere il più a lungo possibile sana ed efficiente.

Pur con il massimo rispetto e considerazione per tutti gli agronomi del mondo intero, occorre tuttavia riconoscere che quella di Simonit e Sirch è una vera “variante”, capace di farci vincere la più bella delle partite possibili; quella che giochiamo costantemente sul fronte della qualità, dello sviluppo e del futuro.

G.B.