Volevamo evitare di trasformare la nostra rubrica in un continuo necrologio, ma purtroppo anche questa settimana dobbiamo registrare la scomparsa di un vignaiolo troppo importante per passare sotto silenzio. Giuseppe Quintarelli è stato di sicuro una delle più importanti figure non soltanto della Valpolicella, perché ha creato una vera corrente di pensiero e, di conseguenza, di vini e vignaioli votati a portare all’estremo alcuni concetti enologici. L’uomo che ha traghettato la Valpolicella dei vini semplici e beverini – Recioto e Amarone erano minuscole eccezioni – in terra di vini importanti.

Vero inventore di appassimenti estremi, di vinificazioni lentissime, di lunghissimi affinamenti, di residui zuccherini evidenti, di ossidazioni pronunciate e anche di volatili spericolate, ma che nei suoi vini si fondevano con un superbo grado di piacevolezza, di intensità e persino eleganza. A lungo è stato il punto di riferimento per tutta la Valpolicella, vero caposcuola con tanto di fenomenali allievi che spesso hanno superato il maestro: Romano Dal Forno, Tommaso Bussola, Celestino Gaspari, per citare solo i più noti.

Ma forse è proprio grazie a un racconto di Tommaso Bussola che si capisce cosa Giuseppe Quintarelli abbia veramente rappresentato per la Valpolicella in un periodo che di certo non viveva dei successi commerciali di questi ultimi anni. I tempi erano duri e di Amarone se ne vendeva davvero poco: solo Quintarelli andava a ruba e a prezzi folli; il suo Valpolicella costava come tre bottiglie di Amarone degli altri vignaioli.

Ebbene, Tommaso Bussola dove ha portato in viaggio di nozze la sua bella, giovane e amatissima moglie? A Venezia? A Firenze? A Roma? Dal Papa in Vaticano? Niente di tutto ciò. La portò a Negrar da Giuseppe Quintarelli, il suo idolo, il suo ideale, il suo punto di riferimento; il quale gli concesse udienza, ma non troppo lunga, perché un po’ schivo lo era, un po’ orso lo era, e poi perché aveva sempre da fare qualcosa di importante e non rinviabile. In suo ricordo mi berrò una bottiglietta di Amabile del Ceré: “sono nato nel 1990, sono cresciuto da bandito, in nove anni ho raggiunto l’infinito”.

G.B.