Convegno Internazionale sul vitigno Nebbiolo
Lo scorso fine settimana si è tenuta a Stresa la quarta edizione di Nebbiolo Grapes, il convegno internazionale dedicato al grande vitigno dell’arco alpino centro-occidentale, che si è snodato agilmente tra diversi forum e degustazioni.
Diciamo subito che l’idea di Alberto Panont nel 2004 fu geniale ed efficace, perché, quando ancora tutti parlavano di vitigni internazionali, seppe attirare su un vitigno nazionale l’attenzione di tutto il mondo viticolo italiano e di buona parte di quello internazionale. Attraverso le folgoranti “rivelazioni” sull’origine e le parentele del Nebbiolo di Anna Schneider, le inaspettate puntualizzazioni ampelografiche e clonali di molti ricercatori universitari e le esperienze enologiche dell’università di Torino come dell’Istituto di San Michele all’Adige si sono aperti orizzonti inaspettati ed affascinanti.
Ora, però, ci pare di cogliere dei segnali di stanchezza, non certo dovuti alla più che ottima gestione organizzativa di Lorella Zoppis (Antoniolo), ma piuttosto al fatto che ormai mancano notizie, idee, suggestioni capaci di attirare l’attenzione del pubblico come quella degli addetti ai lavori; in effetti, tutto ciò che si poteva dire e pensare del Nebbiolo era già stato affrontato nelle tre precedenti edizioni, per cui, se non si vuole essere ripetitivi, si ha ben poco da estrarre dal cilindro.
Eppure anche a Stresa qualche cosa ci ha sorpreso e divertito.
Ci ha sorpreso Fulvio Mattivi, ricercatore a San Michele, spiegandoci che uno strano terpene, il Rotundone, è all’origine della nota speziata che troviamo nei vitigni piemontesi del gruppo del Nebbiolo, vale a dire Vespolina e Freisa, ma che troviamo anche nel Pelaverga, nello Schioppettino, nel Syrah e persino nella Corvina. Sappiamo che la ricaduta sul mondo della produzione e della comunicazione non sarà molto vistosa, ma è sempre meglio imparare qualche cosa tutti i giorni che non imparare nulla in tutta la vita.
Ci ha divertito, invece, Maurizio Di Robilant che, intervenuto nella sessione Marketing e Comunicazione, non ne ha azzeccata mezza, suggerendo al Nebbiolo esempi virtuosi e valorosi quali l’epoca del Galestro, ormai defunta e dimenticata, o la folgorante ascesa del Vino Novello che quest’anno perde, secco secco, il 20% del mercato. Complimenti! Nel raccontare barzellette è secondo solo al nostro… non mi viene il nome.
G.B.