Ci sono argomenti legati alla personalità dei vini che non vengono quasi mai affrontati in modo organico ed esaustivo, il più clamoroso crediamo sia quello legato alla durata della sua vita, alla sua capacità, cioè, di conservare l’integrità aromatica iniziale e di svilupparne una terziaria scevra di ossidazioni troppo accentuate e invadenti. Ma quanto dura un vino d’oggi? Molto più che i vini del passato? Oppure non riuscirà mai a raggiungere le mete di alcuni vini mitici, divenuti ormai leggenda?

Questi temi aveva iniziato ad affrontarli anche Luigi Veronelli, perché aveva osservato come anche i vini bianchi, che ai suoi esordi consigliava di bere giovanissimi, stavano acquistando longevità e capacità di evolvere positivamente. Dopo di lui nessuno si è mai preso la briga di osservare cosa succede nel tempo ai tanti vini che si producono in ogni angolo d’Italia e non solo ai cosiddetti mostri sacri che tutti, forse solo a parole, dicono di osservare, degustare, analizzare (quanto può vivere un Barolo del 1999 o piuttosto quello del 1996? quanto vivranno un Brunello 2004 o un Riserva 2001?).

Certo, bisognerebbe avere a disposizione una cantina come quella che aveva Luigi Veronelli per poter osservare attentamente, millesimo dopo millesimo, l’evoluzione di un vino. Noi, che pure stappiamo qualche migliaio di bottiglie all’anno, non possiamo far altro che procedere a tentoni, casualmente, a intervalli irregolari, e quindi in modo inorganico e indisciplinato.

Ieri sera ci è capitato di prendere una bottiglia più che altro per la sua etichetta allegra e colorata tanto da sembrare disegnata da Andy Warhol (ricordate le immagini multiple variamente colorate di Marylin Monroe?). Si trattava del Lacrima di Morro d’Alba Venere Oro dell’Antica Cantina S. Amico di Morro d’Alba in provincia di Ancona.

Ci abbiamo colto i profumi floreali, moderati ed eleganti, il fruttato che ricordava ciliegie e more di rovo, un pizzico di chiodo di garofano e cannella, e al sapore vi abbiamo trovato una bella consistenza con trama tannica fine e delicata ma continua ad assicurare sostegno al gusto e sapida persistenza. Tutto questo guardando sempre in faccia la bella bottiglia.

Solo alla fine l’abbiamo voltata per guardare la retro-etichetta ed abbiamo avuto un piccolo sussulto nel leggere il millesimo: 2004. Ma come? Si è sempre detto che questi vini potevano vivere tre quattro anni al massimo, che poi avrebbero perso la loro freschezza e la loro aromaticità. Invece, niente di tutto ciò: la nostra Lacrima si è conservata perfettamente, ha sviluppato un dolcezza fruttata ed una fine tannicità che forse al suo esordio non aveva. E non ha l’aria di essere vicina ad un baratro: capacissima di vivere altri anni ancora, ma non siamo in grado di dirvi quanti perché i nostri vecchi parametri sono saltati e ci mancano nuove ed aggiornate conoscenze.

Attendiamo le vostre esperienze, le vostre opinioni, i vostri incontri sorprendenti: ne faremo tesoro.

Gigi Brozzoni