Nonostante sia il genitore, assieme al Sauvignon Blanc, del famosissimo ed onnipresente Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc non gode di troppi apprezzamenti nella sua terra d’origine. A Bordeaux è considerato un vitigno complementare che porta un poco di vigore ed energia nelle annate calde, quando Cabernet Sauvignon e Merlot soffrono un poco gli effetti del clima. Soltanto Chateau Cheval Blanc, un Premier Grand Cru di Saint-Emilion, ne ha più del 50% nel suo uvaggio; negli altri blasonati vini bordolesi si attesta quasi sempre attorno al 10%.

Le ragioni di questo limite vanno ricercate nel clima di questa regione, che solo raramente porta a perfetta maturazione queste uve, per cui si preferisce puntare sulle varietà più precoci e adatte al clima continentale ed oceanico di queste lande. La medesima sorte è toccata anche al Malbec, ormai spodestato dalle vigne di Bordeaux, che ha però trovato una sua nuova patria negli altopiani argentini.

In Italia, già del secolo scorso, in periodo post-fillosserico, il Cabernet Franc è stato confuso con il Carmenère, dal carattere ancora più vegetale e coriaceo, e solo negli anni Ottanta il vero e proprio Cabernet Franc certificato da vivaisti francesi è giunto nelle nostre regioni, principalmente in Toscana.

Qui, soprattutto sul litorale livornese, sembra abbia trovato la sua patria di adozione. Il clima caldo e asciutto di questa regione, i suoli prevalentemente sabbiosi, i vigneti ad alta densità di impianto si sono rivelati, infatti, estremamente positivi per la sua maturazione e per la personalità robusta ma facilmente aggraziata che mostra.

Ormai diverse aziende di Castagneto Carducci, ma anche di Suvereto e della Maremma grossetana, l’hanno adottato e gli riservano le cure migliori per puntare su produzioni limitate e di altissima qualità. I vini che troviamo ora in commercio danno in effetti ragione a questi sforzi: Cabernet Franc con una stoffa ed un’eleganza introvabili in altre zone europee.

Uno degli ultimi esempi, solo in ordine cronologico, è frutto dell’incontro tra due personalità inconsuete: da una parte la precisione e la dedizione di Nico Rossi, patron di Gualdo del Re, e dall’altra la vitalità travolgente e allegra di Barbara Tamburini, enologo di chiara fama e splendida femminilità.

Il risultato è questo Cabraia Cabernet Franc Toscana 2007 di Gualdo del Re a Suvereto (Livorno), che in un batter d’occhio mi ha folgorato: è intenso e carnoso, quasi masticabile, ma ha eleganza e classe da vendere. Mostra quel suo carattere nobile vagamente floreale, discretamente vegetale, con trama tannica di indiscussa finezza e garbo.

Insomma un nuovo ed originale Gran Cru di Toscana.

Gigi Brozzoni