Provo sempre un grande fastidio quando le manifestazioni riguardanti il mondo del vino si accavallano e cerco sempre di evitare tali sovrapposizioni, ma questa volta gli ambiti erano così diversi che non ho potuto farci nulla. Fatto sta che sabato scorso non potevo rinunciare all’Anteprima Amarone che si è tenuta a Verona, perché questo è un argomento troppo importante per la prossima stesura della Guida Veronelli 2014; per contro, però, ho dovuto rinunciare ad un appuntamento che mi intrigava parecchio.
Sabato mattina avrei dovuto essere in Franciacorta per la seconda giornata del corso di potatura invernale tenuto dai docenti della Scuola fondata da Simonit e Sirch. La lezione, incentrata sulla potatura Guyot, si sarebbe svolta presso la Tenuta del Convento della Santissima Annunciata a Rovato, gestito dalla famiglia Moretti per l’Azienda Bellavista.
Uno splendido vigneto irto sul versante sud del Montorfano di Rovato. Un luogo molto affascinante con una viticoltura dal sapore decisamente borgognone e non solo perché vi è coltivato chardonnay, ma proprio perché quel paesaggio richiama. E davvero ci tenevo tantissimo a fare un po’ di pratica in quelle vigne guidato da Lorenzo Manfreda e Denis Cociancig e sotto lo sguardo attento di Fabio Sorgiacomo, agronomo di Bellavista, che quella vigna la gestisce tutto l’anno.
La domenica il malumore anziché placarsi mi si è così accentuato che per farmelo passare ho dovuto andare in cantina e prendere una bottiglia di Terre di Franciacorta Bianco Convento Santissima Annunciata 2007 dell’Azienda Bellavista di Erbusco. Non avrò potato le sue viti ma la bottiglia me la sono bevuta tutta assieme a mia moglie. Che grande vino!
Ha ancora un colore giallo paglierino appena scaldato da un riflesso dorato, limpido e lucente; il profumo si apre su intense note di frutti maturi con ananas, mela golden e pesca e prosegue con l’immediato intervento di note di tabacco e di vaniglia contornati da un pizzico di fiori e di agrumi che danno freschezza ed eleganza. Al gusto si è fatto subito dolce e maturo, denso e succoso, espandendosi al palato con grande forza e signorilità, una sensazione che si è allungata fino ad un finale fragrante e vivo dato da una finissima e succosa acidità.
Questo, ricordatelo bene, è uno dei migliori Chardonnay che si producono a sud delle Alpi: un vero esempio di grande viticoltura che ha creato un vero Gran Cru di Lombardia.
Gigi Brozzoni