Lo si capisce subito che non è un paese come tutti gli altri; lo si capisce appena ci si arriva quando si scorge che il centro del paese è annunciato dalla palazzina della biblioteca comunale, poi da una bellissima villa veneta che appone, però, sulla sua facciata una data di costruzione settecentesca non veritiera perché secentesca, ancora da una piazza che contrappone il potere politico del Palazzo Comunale al potere religioso della Chiesa parrocchiale di San Giorgio, la quale sembra volerci chiudere il passaggio e intimarci che con lei, prima o poi, si dovranno fare i conti.

Poi si percorre un viale cipressato che ricorda più la Toscana che il Veneto e ci si trova avvolti in un uliveto che non fa che rafforzare la nostra precedente impressione. In cima al colle, ancora i cipressi delimitano e sottolineano Villa Trabucchi con alcune costruzioni rurali e, a fianco, la chiesetta di San Marco evangelista emana i suoni di canti gregoriani. Tutt’attorno le vigne della Valpolicella non classica ma certamente classicheggiante.

Giuseppe Trabucchi, nipote di quell’Alberto Trabucchi autore di un manuale di diritto civile che ha causato insonnie e tormenti a migliaia di studenti di giurisprudenza dell’Italia intera, è alla guida dell’azienda agricola fondata negli anni Venti dal bisnonno Marco, oltre ad essere il continuatore degli insegnamenti di diritto privato del nonno. In lui si fondono ancora quelle due anime, umanista e agricola, che hanno caratterizzato la storia di questa famiglia da quasi un secolo.

Al suo fianco ha bisogno di sentire il conforto, i consigli, la saggezza di Raffaella, moglie e compagna in questa avventura agricola che si sta spingendo sempre più in alto verso i vertici qualitativi che la viticoltura moderna impone, mentre già si sono affacciate le nuove generazioni con i nipoti Aristide e Giuseppe per dare continuità e rinnovamento. E poi l’incontro con Franco Bernabei, toscano d’adozione ma veneto di nascita, tecnico di gran talento; e sappiamo che dall’incontro tra due genialità può nascere di tutto tranne che il nulla. Scintille e polvere da sparo o sinergie e ingegno.

Abbiamo aperto una bottiglia di Recioto della Valpolicella Cereolo 2006 di Trabucchi d’Illasi, località Monte Tenda a Illasi in provincia di Verona: hanno avuto la meglio sinergie e ingegno. I profumi e i sapori ci han parlato di fiori e frutti, di confetture e spezie, di noci e liquerizia, di canditi e di vaniglia. Ma non solo di questo: noi, bevendo questo vino e ricordando i racconti di Giuseppe Trabucchi, abbiamo pensato pure a umanità e tecnica, agricoltura e impegno, anche civile, culturale e politico.

Gigi Brozzoni