Tutte le volte che vedo una bottiglia di Noir della Tenuta Mazzolino mi pongo il problema di inquadrarla in un concetto produttivo che possa raccontare la sua identità. La questione è, però, piuttosto intricata e complessa per via dei numerosi fattori che contraddistinguono il suo essere. Vediamo di separare ed analizzare questi concetti: è prodotta da un’azienda agricola tipicamente italiana, creata con il desiderio di tornare alla terra d’origine da parte di un importante uomo di finanza lombardo, Enrico Braggiotti, che tutti i giorni guardava la facciata del Teatro alla Scala, ed è ora la figlia Sandra a continuarne le gesta.

Siamo a Corvino San Quirico nell’Oltrepò Pavese, vale a dire in una regione che ha sempre mantenuto orgogliosamente una sua identità territoriale, ma sempre divisa tra vitigni locali e vitigni internazionali; fu il più geniale vignaiolo italiano, anzi astigiano, anzi rocchettese, Giacomo Bologna, a consigliare di vinificare in rosso il Pinot Nero che qui solitamente veniva utilizzato solo per farne bianche basi spumanti; Giacomo Bologna consigliò ai Braggiotti di ricorrere alla competenza di Giancarlo Scaglione, valente enologo, anch’egli astigiano, che per alcuni anni seguì e guidò le sorti stilistiche della Tenuta Mazzolino; il modello di riferimento si spostò progressivamente dalla Champagne alle colline pavesi e, quindi, a quelle di Borgogna.

Borgognone, in seguito, fu il direttore tecnico scelto dalla cantina, che risponde al nome di Jean-François Coquard, borgognone che più borgognone di così non esiste (ed inventore di una lingua chiamata pavencese), il quale insieme a Sandra Braggiotti decise di avvalersi di un consulente enologico esterno, scegliendo un giovane greco di nome Kyriakos Kynigopoulos, che più greco di così non ce n’è, ma che offre le sue consulenze a numerose cantine di tutta la Borgogna, dalla Côte de Beaune alla Côte de Nuits.

Ancora un po’ confuso apro la bottiglia di Oltrepò Pavese Pinot Nero Noir 2007 della Tenuta Mazzolino di Corvino San Quirico (Pavia) e noto che non ha l’etichetta delle grandi annate, quella disegnata da Jean-Michel Folon, celebre illustratore belga, ma quella comune disegnata dal bergamasco Studio Grafico Artigiano di Giacomo Bersanetti. Per fortuna quando inizio a versare il vino in ampio ballon, tutto mi diventa più facile, più leggibile e godibile: ha un colore rubino chiaro con leggere sfumature granata, un ampio ed elegante profumo di ciliegia e ribes, di note di tabacco e di pellame, di vegetale secco e pepe nero. Poi ha un gusto squisito fatto ancora di frutti e spezie ed intessuto di finissimi tannini, dolci e carezzevoli ma non cedevoli.

E’ sicuramente un vino europeo, in tutto e per tutto.

Gigi Brozzoni