Non ne voleva sapere di farsi assaggiare il Sauvignon del 2007; delle due bottiglie a disposizione, accuratamente stappate, non siamo stati in grado di assaggiare nulla. In entrambi i casi il tappo, sebbene di ottimo sughero, non aveva svolto perfettamente il suo lavoro: un poco d’aria era passata attraverso le sue venature o nell’anfratto tra sughero e vetro.

Il risultato in entrambi i casi è stato negativo: il vino ha subito spiacevoli ossidazioni che hanno compromesso la sua integrità organolettica. Peccato, perché dalle poche cose che si potevano intuire c’era del buono, anzi, molto buono. E così Emilio Rotolo, che era venuto a trovarci in compagnia del figlio Francesco, ha dovuto rassegnarsi, ma per riscattare la iattura ci ha promesso che avrebbe inviato una bottiglia del 2004. Ed eccola qui, ora, la bottiglia di Colli Orientali del Friuli Sauvignon Zuc di Volpe 2004 dell’azienda Volpe Pasini di Torreano in provincia di Udine.

Cominciamo col dire che questa parte di Friuli è sempre riuscita ad esprimere grandi Sauvignon, perché questo vitigno sa capitalizzare qualitativamente ed aromaticamente la”ponca” di cui son fatte queste colline; poi bisogna considerare anche il lavoro dell’uomo sia in campagna sia in cantina. E allora ricordiamo che in campagna lavorava la coppia Simonit e Sirch, proprio quella che di lì a poco metterà a punto un metodo di potatura originalissimo e dai risultati eccellenti, mentre in cantina le operazioni di vinificazione erano dirette da Riccardo Cotarella, nome che non ha bisogno di nessuna aggiunta tanto è conosciuto ed apprezzato.

Per la cronaca questa bottiglia fu a suo tempo degustata da Daniel Thomases e sulla Guida Oro I Vini di Veronelli 2006 venne valutata con 90 centesimi. Ora che son passati sette anni questo vino si mostra con una grande intensità olfattiva, dove è facile riconoscere i caratteri tipici del vitigno ma con l’aggiunta del fattore ambientale, che imprime sempre un grande vigore alle note floreali, vegetali e minerali, e del fattore tempo, che ha portato note di terziarizzazione molto affascinanti con sentori di fiori di sambuco e lievissime impressioni di idrocarburi. La sua qualità organolettica, la sua piacevolezza, la sua personalità sono certamente aumentate ma eviteremo accuratamente, visti i tempi, di quantificarle.

D’altra parte notiamo con crescente dispiacere che l’idea di lasciar maturare bene i vini in cantina è pratica sempre più rara; si potrebbe dire ormai sporadica, con un impoverimento collettivo. Speriamo che cambi il vento.

Gigi Brozzoni