Il suo sodalizio con Vittorio Moretti, patron di Bellavista, è così serrato, intenso e duraturo da farci dimenticare che Mattia Vezzola ha anche una vita sua, personale e familiare anch’essa legata al mondo del vino e, forse proprio per questo, confusa e marginale se non secondaria rispetto all’azienda franciacortina che lo vede sempre presente e pronto a sostenerne la causa.
Mattia Vezzola non ha di certo un aspetto anonimo se non altro per la statura, tanto che tutte le volte che lo incontro o che ne sento parlare continua a farmi pensare a un racconto di Gabriel Garcia Marquez, nel quale la nonna spiega alla nipote che è meglio sposare un uomo alto perché, qualunque siano le sue qualità, sarà comunque e sempre un uomo alto. E un uomo alto non passa mai inosservato. Questo pare sia proprio il destino anche di Mattia Vezzola che, ovunque vada e per qualsiasi motivo, troverà sempre qualcuno che lo nota e non se lo scorda.
Ricordo anche un’altra persona del mondo del vino che non passava inosservato per la sua statura; era il conte Riccardi il quale, anche agli occhi del grappaiol’angelico Romano Levi, divenne il simbolico e metaforico soggetto di una celebre etichetta disegnata e ritagliata a mano da un pezzo di carta semplice: una fila di fiori colorati tra i quali ne spuntava uno alto quasi il doppio degli altri e la scritta che recitava: Era presente il Conte Riccardi.
Ma sarebbe ingeneroso pensare che Mattia Vezzola sia grande solo per la sua statura, perché in effetti è grande anche come enologo presso l’importantissima azienda di Franciacorta ma, forse e soprattutto, per la gestione della sua azienda di famiglia che, a parere nostro, ancora pochi conoscono. Eppure Costaripa è una delle più antiche aziende della Valtenesi, una antica famiglia di vignaioli che ha sempre lavorato per i rosati e chiaretti del Garda, fin da quando questi vini ambitissimi partivano per l’Austria e per la Germania.
Il ruolo insostituibile che Mattia ha avuto nella sua azienda è stato quello di ricercare costantemente e minuziosamente le sfumature, i bagliori, le tonalità e le gradazioni di rosa che dovevano contraddistinguere i suoi vini e di farli diventare riconoscibili ed emblematici per finezza, fragranza ed eleganza. L’elemento di forza di questi vini diveniva paradossalmente la loro debolezza, il tocco esile e delicato delle bucce. Un direttore d’orchestra che deve calibrare il volume di tutti gli strumenti per raggiungere la magia della concertazione perfetta.
Abbiamo cercato senza successo in ogni angolo della cantina una bottiglia di rosato di Costaripa, ma abbiamo trovato solo una bottiglia di Costaripa Brut Selezione 2006, un metodo classico a base di chardonnay e pinot nero, e abbiamo pensato di stapparla anche se eravamo fuori tema. In effetti si è aperta, però, l’altra specialità di Mattia Vezzola, che consiste nel creare finissime cuvée da far rifermentare lungamente in bottiglia. E in Franciacorta come a Moniga del Garda ci riesce sempre con grande maestria e padronanza della materia.
Non sarà che da lassù tutto sembra più chiaro, nitido e facile?
Gigi Brozzoni