Il Roero è terra dai suoli piuttosto giovani, emersi dal mare che un tempo ricopriva tutto il bacino padano qualche milione di anni dopo rispetto alle più importanti e robuste terre delle confinanti Langhe del Barolo e del Barbaresco (dal Miocene si passa al Pliocene). Sono terreni più leggeri, meno compatti, sabbiosi, ricchi di calcio, fosforo, potassio, svariati microelementi; tra le zolle è persino facile scovare numerosi fossili marini.

È qui che un grande produttore di Langa, Bruno Giacosa, compra le uve per i vini che escono con l’etichetta della “Casa Vinicola Bruno Giacosa” e non con quella più blasonata della “Azienda Agricola Falletto”, riservata ai vini prodotti con le uve coltivate in vigneti di proprietà. Uve acquistate da storici conferitori in un territorio meno prestigioso, quindi, ma la cantina e, soprattutto, la mano sono indubbiamente le stesse; e, altrettanto indubbiamente, si tratta di una grande mano.

Ce lo conferma una bottiglia stappata una domenica sera, al rientro da un classico pomeriggio festivo trascorso con la famiglia a passeggiare in riva al lago, quando ci si mette a tavola per un cena semplice, più con la voglia di “spiluccare” che non di mangiare davvero. Ed ecco, allora, spuntare un vino che dovrebbe farsi bere con un pizzico di noncuranza, senza metterci troppa concentrazione. È il Roero Arneis 2010 della Casa Vinicola Bruno Giacosa in quel di Neive e, alla resa dei conti, si dimostra tutt’altro che un vino del “disimpegno”.

Di un giallo carico di sfumature dorate, offre intensi profumi di frutta gialla matura, ma sussurrati con una fragranza ed un’immediatezza che stuzzicano ed eccitano i sensi. Il sorso è di nuovo ben fruttato, eppure stimolato da una sapidità freschissima, che rende la beva invogliante ed appagante, donando agilità agli elementi più morbidi e dolci per chiudere, poi, sulla tipica nota mandorlata che dà il nome all’Arneis, ma che qui declina i suoi toni piuttosto amarognoli verso un’espressività più rotonda e garbata.

Un vino che a tavola avrebbe meritato ben altri abbinamenti per celebrare, con un veronelliano matrimonio d’amore, la maestria di un eccelso produttore.

Marco Magnoli