Lo scorso venerdì siamo stati tra le montagne della Valle d’Aosta/Vallèe d’Aoste; oggi ci spostiamo, invece, più a est lungo l’arco delle nostre Alpi per ritrovarci in un’altra regione comunemente considerata di “doppia identità”, l’Alto Adige/Südtirol. Spesso si ritiene che nelle zone di confine l’incontro e lo scontro tra culture e tradizioni diverse rendano difficile ed incerta una precisa definizione della loro singolarità.

In realtà il Südtirol mi è sempre sembrato vivere di un equilibrio sfaccettato e composito, ma molto solido e compatto, che sintetizza un insieme fatto di elementi naturali, antropici e simbolici coerentemente fusi in una personalità peculiare da qualunque profilo la si osservi. Così è anche dal punto di vista vitivinicolo, un ambito nel quale, come abbiamo ormai avuto modo di osservare in molti contesti, i fattori ambientali, climatici e culturali si legano per esprimere con strabiliante chiarezza relazioni e consequenzialità che altrimenti potrebbero rimanere un poco indistinte.

Se in Valle d’Aosta avevamo incontrato un vino prodotto da un singolo vitigno autoctono, la Petite Arvine, che ci aveva testimoniato le continuità e persistenze che si rincorrono tra un versante e l’altro delle montagne, in Alto Adige assaggeremo un vino di intensa e complessa aromaticità, tale da renderci conto della sottile armonia che regna in questa valle.

Stappiamo, dunque, un Manna Vigneti delle Dolomiti Bianco 2007 prodotto da Franz Haas a Montagna, provincia di Bolzano. I vitigni protagonisti, in questo caso, sono ben quattro, ossia riesling, chardonnay, sauvignon e gewürztraminer, dei quali solo quest’ultimo è sospettato di essere autoctono (sebbene con ogni probabilità i suoi antenati provengano dall’area renana).

Tante diverse personalità, tanti differenti modi di esprimersi, svariate storie e provenienze che danno vita ad un vino ricchissimo e complesso, con molte cose da raccontare e ancor di più da lasciare intuire a chi possegga la giusta sensibilità: la tonalità dorata ed il morbido floreale del Gewürztraminer si appoggiano sulla nota vagamente pungente del Sauvignon, che col suo tocco vegetale, di peperone e sambuco, si insinua nella vanigliata eleganza dello Chardonnay, la quale dona a sua volta spessore alle raffinate e ancora appena accennate sfumature idrocarburiche del Riesling.

Ogni dettaglio si compone in un quadro di perfetto equilibrio, dove ogni singola parte si accresce nell’insieme e trova comune ed identitaria espressività in una sorta di effigie bicipite, in quella sapidità che è territorio e in quella intrigante speziatura che è costume. A tutto ciò si aggiunge, infine, anche un tocco di romanticismo, perché Manna altro non è che il cognome da nubile di Maria Luisa, moglie di Franz Haas alla quale il geniale ed eclettico vignaiolo di Montagna ha voluto dedicare una cuvée davvero emozionante.

E, sempre a proposito di sentimenti, qualcuno potrebbe aver letto nelle mie parole un malcelato senso di affinità, se non proprio un’autentica dichiarazione d’amore, per questa “heimat” altoatesina che per certi aspetti a molti appare ostica e difficilmente accessibile; ebbene, confesso che, nemmeno troppo velatamente, era proprio questo il mio intento.

Marco Magnoli