Ci hanno sempre affascinato i vigneti di città, tanto che l’osservazione di una vigna di Bergamo Alta ci ha causato un piccolissimo incidente d’auto: fermi al semaforo di Porta Sant’Agostino con la strada che scende verso la Città Bassa, distratti dall’osservazione della vigna sul colle di San Michele, abbiamo allentato la pressione sul pedale del freno e ci siamo “appoggiati” contro un veicolo che ci precedeva.
Ora, dalla finestra del Seminario Veronelli guardiamo tutti i giorni quel tratto di viale delle Mura, il semaforo, la porta di Sant’Agostino, e se ci sporgiamo un poco vediamo ancora lo stesso colle terrazzato. Ma le cose sono molto cambiate perché il vigneto è ormai soffocato dai rovi, l’edera sta coprendo tutta la recinzione, sono nati alcuni aceri e robinie spontanee e quei pochi tralci di vite sopravvissuta stanno tornando ad essere liane che si aggrappano ai rami dei giovani alberelli.
Uno sfacelo desolato e deprimente per chi ha ancora negli occhi quella vigna cittadina estremamente panoramica, erta ed ordinata. I terreni sono proprietà di un convento di suore Orsoline e probabilmente il vecchio fattore è passato “a miglior vita”, così più nessuno si è preso la briga di prendersi cura di quest’angolo di terra e di questa vecchia vigna. È un vero peccato e proviamo sempre molta invidia quando rivediamo le tante vigne della città di Bolzano, vigne ben curate che da tempo immemore producono ottimi vini.
Ci siamo imbattuti in una bottiglia di Alto Adige Lagrein Riserva 2004 dell’Azienda Griesbauerhof di Georg Mumelter a Bolzano, in via Rencio 66. Siamo nella parte est della città e a fianco inizia la strada che porta ai vigneti di Santa Maddalena. La famiglia Mumelter possiede questa tenuta dal 1785 e l’ha continuamente adattata alle nuove esigenze produttive. I terreni si sviluppano sul conoide di deiezione del torrente Rivellone (Rivelaunbach), che prima di sfociare nell’Isarco ha portato a valle rocce dolomitiche fini con tessitura sabbioso-limosa.
Il vino ha tutta la ricchezza fruttata di questo vitigno di montagna, mentre i suoli danno spessore agli aromi speziati, ai richiami selvatici del sottobosco ed alla sapidità dei minerali; si è affinato lungamente in bottiglia ed ora si presenta con tannini levigatissimi, ma ravvivati da una sferzata linfatica che prolunga la persistenza gustativa. Un vino di città con tutti i sentori della campagna collinare, dei boschi circostanti e delle rocce sovrastanti.
Un quadretto romantico un poco ingenuo ma sincero e schietto. Come dev’essere un buon vino. Poi guardiamo di nuovo la nostra vigna abbandonata… Che tristezza.
Gigi Brozzoni