Se penso a quelle persone che fanno lavori ripetitivi, monotoni, che non implicano un poco di fantasia, di creatività, di invenzione, mi vengono attacchi di panico; esagero, naturalmente, perché poi alla fine non me ne importa molto e lascio tutti al loro destino. Di certo, però, nutro grande ammirazione per tutte quelle persone che riescono a trasformare un lavoro semplice in opportunità creative, diversificate, non omologhe e, al contrario, provo riprovazione per tutti quelli che riescono a rendere banale e ripetitivo un lavoro bellissimo come quello del viticoltore e del vignaiolo.

C’è poi un vignaiolo che riesce sempre a stupirmi; tutte le volte che incontro Mario Pojer ha sempre qualche novità da raccontarmi. Un progetto, una soluzione tecnica, un marchingegno: non passa stagione che lui non si dia da fare tra i filari ed in cantina, dove tra una botte e una pressa ha riservato un ampio locale ad officina meccanica, falegnameria, idraulica. Perché c’è sempre qualcosa da migliorare, da perfezionare per lui che si sente sempre insoddisfatto, mai pago.

Senza parlare poi dei vini che riesce a concepire sempre diversi, perché è curioso ed ama viaggiare per conoscere tutto quello che si fa in giro per il pianeta, di tutto vuole sapere tutto: ossidazione e riduzione, vitigni aromatici e vitigni resistenti, vigne di montagna e vini d’alta quota, vini leggeri, vini longevi, vini tannici, appassiti o alcolati, con o senza solforosa, e poi distillati, aceti e aspretti, succhi d’uva o concentrati di frutta. Ma in ogni settore, in ogni argomento, in ogni attività ci sarà sempre scienza, tecnica e rigore. L’ho incontrato, come ogni anno, al Vinitaly e come sempre assediato da amici, conoscenti, curiosi, appassionati e studenti.

Mi ha stappato una bottiglia di Besler Biank Vigneti delle Dolomiti Bianco 2008 targata Pojer & Sandri perché l’azienda l’ha fondata nel 1975 con Fiorentino Sandri che si portava in dote un pezzo di vigna; è prodotto con incrocio Manzoni, kerner, pinot bianco, riesling renano e sauvignon coltivate sulle sabbie porfiriche della valle di Cembra a 800 metri di altitudine per regalare una grande freschezza aromatica, con toni floreali finissimi, una consistenza fruttata masticabile e succosa spinta da un guizzo speziato, una vena acida di grande vigore ed allegria e una lunghissima persistenza. Se avete una cantina ben organizzata non riponete queste bottiglie nel settore dei vini trentini, ma a fianco di quelli, grandi, della Mosella o del Reno; è lì il loro posto.

Ma dovrò tornare sull’argomento, perché tra un bicchiere e l’altro mi ha accennato ad un progetto che sta realizzando in mezzo ad un bosco… Non aggiungo altro, per il momento.

Gigi Brozzoni