Forse sarebbe meglio chiamarla con il suo vero nome: la bega infinita. Quella che contrappone la semplificazione con la complicazione, la chiarezza con l’oscurità, la lucidità con l’ottusità. Si pensa di risolvere le questioni che si sono aperte con la confusionaria visione delle nostre Denominazioni di Origine aggiungendo sempre nuove normative che danno il solo risultato di complicare la vita a tutti i soggetti della filiera. La conseguenza successiva è il progressivo allontanamento di tutti i soggetti della filiera da queste Denominazioni che non sanno fare altro che aggiungere balzelli, legacci e gabelle ad una impostazione generale che è largamente sfuggita di mano ai nostri “offiziali”.
Al punto in cui siamo arrivati, crediamo che il groviglio Chianti sia ormai inestricabile, che non ci sia alcun modo di risolvere le complicate questioni se non con l’azzeramento di tutte le Denominazioni con quel nome. Ma anche in futuro si dovrà stare attenti a non commettere nuovi errori, perché la ventilata possibilità di creare le Denominazioni Comunali alla Veronelli contiene molti pericoli se non si vorrà prendere il toro per la testa. Prendere il toro per la testa vuol dire fare come i nostri cugini in Francia dove, sia a Bordeaux sia in Borgogna, per salire verso il vertice qualitativo si perde la Denominazione di base e si assume unicamente quella comunale. Tanto per essere chiari, non si potrà pensare di avere un vino che si chiami Chianti Classico di Lecchi in Chianti del comune di Gaiole in Chianti, perché faremmo ridere i polli.
Allora, mentre invitiamo tutti quanti a sospendere l’applicazione di nuove inutili normative, vorremmo che tutti riflettessero sul futuro dell’intera Denominazione, perché altrimenti tutte le aziende importanti continueranno a produrre il loro migliore vino con il marchio aziendale e la Igt Toscana e relegheranno i loro peggiori vini alla Docg Chianti Classico, tanto, per quel che vale attualmente sul mercato questo nome, è fin troppo.
Oggi, quindi, ci berremo la bottiglia di Chianti Classico Casanova Il Puro 2007 del Castello di Volpaia di Radda in Chianti, consci che anche qui le contraddizioni non mancano, ma non sono solo di natura enologica; sappiamo che Casanova è il nome del vigneto e Il Puro indica la purezza del sangiovese utilizzato per questo vino, ma mettere uno sopra l’altro Casanova Il Puro non ci sembra molto appropriato, perché tutto si potrà dire del più famoso libertino, ma non che sia mai stato puro.
Però, pensandoci bene, l’esuberanza sessuale di Casanova nel film di Federico Fellini è intesa come prestazione atletica e le sue gesta erano persino scandite da una specie di metronomo che dettava il ritmo della copula e, quindi, in quanto spinta da ideali sportivi, in qualche modo pura. Come puro è il gancio sinistro del pugile che atterra il suo avversario.
Non sappiamo se oggi si litigherà di brutto al consorzio del Chianti Classico, ma voi provate a guardare questa sequenza del Casanova di Fellini e bevetevi un goccio di Chianti Classico: puro.
http://www.youtube.com/watch?v=YHct-8Z2QEg
Gigi Brozzoni