Ovunque si vada ci si imbatterà sempre in qualcuno che vorrà offrirci il vino del luogo, quello che generalmente è il più comune e consueto anche tra la gente del posto. Se volessimo, però, esasperare questo concetto, potremmo pensare ad un vino che viene prodotto in un ambito ristrettissimo, forse ancora più minuscolo del singolo cru. Di certo sarà un vino poco comune, poco popolare e destinato ad un ristrettissimo o minuscolo mercato.
È quello che ha fatto Alvaro Pecorari, che nel vigneto Gris di San Lorenzo Isontino ha coltivato anche un poco di verduzzo e di riesling Renano. Le selezionatissime uve di quel minuscolo luogo danno vita ad un vino che è stato chiamato Tal Lùc, ‘del luogo’ nel dialetto friulano, ovvero un luogo specifico per un vino inconsueto.
Le uve, una volta raccolte, vengono sottoposte ad un appassimento di circa 120 giorni durante i quali gli acini disperdono acqua e concentrano zuccheri, polifenoli ed aromi; ma in questo minuscolo laboratorio che è l’acino le sostanze aromatiche, gli zuccheri e gli acidi si trasformano e danno vita a complessi aromatici molto diversi da quelli di partenza. La vinificazione e il successivo affinamento fanno il resto, trasformando ulteriormente ciò che si era formato nell’acino.
Il Tal Lùc Verduzzo Passito 2007 di Lis Neris mi ha regalato profumi sublimi di fiori bianchi, di miele e frutti canditi, di cotognata e tamarindo; il sapore dolce fino all’estremo è sostenuto da una sferzante impronta acida di decisa freschezza, che sa spegnere gli eccessi glicerici e il misurato alcol, regalando un carattere deciso ma carezzevole, morbido ma vivace, avvolgente ma lineare.
Pochi luoghi sanno produrre uve così e pochi uomini sanno fare vini così.
Gigi Brozzoni