Ci siamo sempre chiesti perché nelle carte dei vini dei ristoranti dei Grigioni i vini di Valtellina, che hanno avuto sempre una grande diffusione in questa regione non foss’altro per le agevolazioni commerciali che tuttora esistono fra queste due regioni, siano tradotti con Veltliner. Solo per una questione di assonanze? Forse è un po’ poco, e allora abbiamo cominciato ad indagare.
Per non tediarvi troppo partiamo da Hermann Goethe, un ampelografo austriaco di fine Ottocento, che durante un importante convegno sulla viticoltura della Bassa Austria dice, a proposito del Gruner Veltliner, che non è stato ancora appurato da dove derivi il nome di questa varietà, perché non è né identico né simile a nessun bianco della Valtellina.
Vero è che qualche ampelografo pensava che veltliner fosse sinonimo del valtellinese Rossola Bianca o Nera, ma Cosmo, Sardi e Calò, in una monografia su quest’ultimo vitigno, precisano che nulla ha a che fare con il veltliner.
Bene, allora continuiamo a sorridere all’idea dei Veltliner di Triacca o di Nera e teniamoci l’enigma linguistico, ma andiamo a fare un giro nella Valle Isarco, l’unica regione italiana che coltiva questa varietà sicuramente originaria del V.u.m.b., acronimo del più importante distretto viticolo austriaco.
La Valle Isarco è la zona vinicola più settentrionale d’Italia e la viticoltura s’immerge in un paesaggio decisamente alpino. La vite qui raggiunge i suoi limiti fisici e climatici ma, grazie ai suoli costituiti da filladi quarzose a mica chiara con micascisti e quarziti del Pre-Permiano (ossia più di 250 milioni di anni fa), riesce a produrre vini bianchi vigorosi e raffinati, specialmente con i vitigni aromatici che hanno sempre abitato le vallate alpine.
Quando si è in Valle Isarco non si può prescindere dall’Abbazia di Novacella, il grande convento dei Canonici Agostiniani fondato nel 1142 dal vescovo Hartmann, che iniziò a produrre vino dai vigneti circostanti. Attiva nei secoli come ricovero dei pellegrini in viaggio verso la terra Santa e come centro spirituale, ancora oggi svolge un importante ruolo culturale che si sviluppa intorno alla ricchissima biblioteca.
Ora la produzione enologica è mirata a rendere espliciti i caratteri varietali dei vini, con una particolare attenzione a mettere in risalto la grande eleganza e la finezza che questi luoghi riescono ad esprimere. Con la linea Praepositus si ricerca l’assoluta eccellenza, selezionando le uve migliori che provengono dai vigneti di Bressanone e Varna a circa 700 metri di altitudine.
La bottiglia di Alto Adige Valle Isarco Praepositus Veltliner 2011 dell’Abbazia di Novacella di Varna, in provincia di Bolzano, si è mostrato con ricchezza fruttata capace di ricordare ananas, melone, agrumi e con una bella sensazione floreale di acacia e tiglio; sorprende poi con un pizzico vegetale e speziato di sicura eleganza. Anche al gusto si mostra maturo e molto floreale, con intriganti scorci minerali e speziati, sapido e di fragrante acidità. Per nulla appesantito dal prolungato affinamento in bottiglia, mostra invece predisposizione a regalare sensazioni piacevolissime a chi non ha fretta e sa attendere il meglio della vita di un vino.
Gigi Brozzoni