Forse la terra del Sulcis è più nota per le sue viscere che non per la sua pelle: nelle viscere si nascondono grotte carsiche con enormi stalattiti e rocce dalle quali, da tempo immemore, si sono estratti zinco, piombo e carbone. Sulla pelle, intervallata da rilievi collinari e vaste pianure, si è da secoli coltivata la vite che da quei terreni ha sempre saputo trarre enormi benefici. Ma la qualità dei vini non nasce spontaneamente; va voluta, ricercata, progettata e realizzata dall’uomo.

E per quello abbiamo dovuto attendere gli anni Sessanta e avere una cantina guidata da un uomo di valore quale Antonello Pilloni; poi si è dovuto attendere l’arrivo, primi anni Ottanta, di Giacomo Tachis, enologo principe, creatore dei più importanti vini di Toscana. Le vigne di Carignano, coltivate ad alberello su piede franco, hanno assicurato una materia prima di eccellente qualità, che la perizia e la sapienza di Tachis hanno trasformato in encomiabile vino.

Il Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune 2002 della Cantina Santadi non ha per nulla risentito dei dieci anni passati né ha mostrato alcuna carenza da annata difficile, altrove tragica.
Il colore rubino era ancora cupo e vivo, nitido e profondo; il profumo, intenso e ricco di toni fruttati maturi, si è arricchito di sfumature balsamiche e foglie di eucalipto, di radice di liquerizia e fiori appena appassiti; il sapore intenso e maturo, dolce e morbido, avvolto da un tannino fine e minuto, ben tessuto e serrato tanto da sostenere a lungo la persistenza aromatica.

Se poi pensate che l’ho accompagnato ad un carré di agnello comprato dal Giovanni Bonacina, gran macellaio in quel di Bergamo Bassa, da me cucinato al forno con erbe fini del mio orticello e insaporito dal fleur de sel da me raccolto a Favignana… quasi quasi una bottiglia non bastava.

Gigi Brozzoni