Non vogliamo di certo sostituirci agli storici, non ne abbiamo competenza e neppure tanta voglia, per cui ci affidiamo ciecamente al loro lavoro e con loro dubitiamo se loro dubitano, e abbiamo certezze se loro sono certi; quando c’è netto contrasto, rischiamo anche di divertirci nel prendere per buona ora l’una, ora l’altra delle teorie contrapposte. Detto questo, quindi, non abbiamo nessuna intenzione di dubitare che “la Gioconda” ritratta da Leonardo Da Vinci sia effettivamente la signora Monna Lisa Gherardini andata in sposa a Francesco del Giocondo.

Al di la dell’assoluto valore artistico dell’opera Leonardesca, ci affascina anche tutto ciò che circonda l’opera d’arte e non ultimo quell’enigmatico sorriso di Monna Lisa che ha fatto innamorare moltitudini di uomini e sul quale si sono scritti fiumi di pagine, ragion per cui rimaniamo dei supporter di Vincenzo Peruggia che ebbe l’ardire, tutto italiano e un po’ goliardico, di voler restituire all’Italia un capolavoro, incurante della legittima proprietà francese.

Ora Domenico Savini ci racconta come Monna Lisa abbia due giovani e graziose discendenti ai nostri giorni e per fare ciò ci delinea l’albero genealogico della casata dei del Giocondo, sottolineando come la discendenza iniziata con il di lei figlio Andrea sia poi proseguita per via femminile portandoci, attraverso i tratti dei Garbo e dei Pontelli, dritti all’attuale dinastia dei Guicciardini Strozzi e delle due graziosissime figlie, Natalia ed Irina. Le due sorelle sarebbero, dunque, le discendenti di quell’enigmatico sorriso che nel frattempo è divenuto solare e allegro, gaio e luminoso.

Ricalcando le gesta del Peruggia, abbiamo cercato di rubare il sorriso di Natalia ed Irina Strozzi aprendo una bottiglia del loro Sòdole Toscana 2008 di Villa Cusona, Tenute Guicciardini Strozzi a San Gimignano in provincia di Siena, il vino più prestigioso della loro azienda; vi abbiamo trovato tutta la lucentezza del rubino, l’allegria floreale di primavera, la dolcezza dei frutti d’agosto, la letizia delle spezie d’autunno e il calore del tabacco e del fuoco nel camino.

Gigi Brozzoni