Avrei preferito che il ruolo di “bamboccione” (ricordate l’epiteto di Padoa Schioppa?) il Roero lo abbandonasse in un contesto più dialettico; opportunità che abbiamo sempre auspicato apertamente, invitando i produttori del Roero a slegarsi dalla morsa che lo attanagliava restando in casa con inquilini certamente prestigiosi, ma proprio per questo decisamente ingombranti e giustamente, forse, prevaricanti. Invece questa separazione è dettata più da questioni gestionali, quindi politiche o opportunistiche, che non squisitamente teoriche e tecniche, quindi culturali.
Fatto sta che, per il fatto di non riuscire a raggiungere la quota minima di adesioni per avere all’interno del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero la gestione erga omnes della Denominazione, il Roero ha pensato di costituire un Consorzio autonomo con la speranza che questa nuova realtà possa e sappia attirare la maggior parte delle aziende che producono Roero e Roero Arneis. I tanti bravi produttori del Roero dovranno darsi da fare per cercare di catturare l’interesse e l’adesione degli imprenditori, dei commercianti e degli imbottigliatori di quest’area e per dare loro una prospettiva comune di sviluppo, di comunicazione, di iniziative promozionali che sappiano porre nel giusto risalto questa denominazione che è sempre stata tenuta in secondo piano.
Per augurare loro il meritato successo mi sono aperto una bottiglia di Roero Prachiosso 2009 dell’azienda Negro Angelo e Figli di Monteu Roero (Cn), antica famiglia di vignaioli fin dal 1670. Il vino ha un bel colore rubino granata di bella lucentezza, un buon profumo ampio e di bella espressività con quei caratteri eleganti propri del vitigno (nebbiolo, naturalmente) e dei suoli leggeri e sabbiosi di queste irte valli. Appaga il gusto con bella fragranza fruttata arricchita da toni speziati anche vigorosi ed una tannicità sobria e minuta, di facile ed agile beva.
Gigi Brozzoni