Li incontro poche volte nel corso dell’anno, i fratelli Garella, ma ci vediamo sempre a La Terra Trema al Leoncavallo di Milano che quest’anno si svolge proprio in questi giorni; e tutte le volte mi scatenano un senso di protezione che non può essere solo dovuto alla nostra e alla loro età, sarebbe troppo semplice.

Forse dipende dal loro aspetto fragile e delicato, anche se sono tutt’altro che deboli; forse sarà per il loro garbo, per la cortesia con la quale si rivolgono a tutti per raccontare di se stessi, della loro esperienza e dei loro vini. Ma anche quando ascoltano o chiedono hanno sempre quelle buone maniere che sembrano antiche, uscite dalle pagine dell’Oliver Twist di Charles Dickens o dall’Angioletto di Georges Simenon.

Eppure Cristiano e Daniele Garella sono due validissimi vignaioli, che in pochi anni si sono costruiti un bagaglio di cultura, di saperi e di esperienze invidiabili. Giovanissimi ed appassionati di vino, sono diventati discepoli di un vecchio viticoltore della loro zona per imparare a conoscere le uve, per imparare a condurre una vigna e a trasformare l’uva in vino. Hanno seguito pazientemente e diligentemente il vecchio Giuan fino alla sua morte, avvenuta nell’estate del 2003, e ne hanno adottato le sue piccole e vecchie vigne per continuare il suo lavoro, per mantenere in vita una tradizione vinicola in via di estinzione.

Coltivare antichi vitigni e scoprirne sempre di nuovi e sconosciuti, allevare le viti a maggiorina, questo antico sistema di allevamento tipico dell’Alto Piemonte, vinificare le uve con metodi semplici in piccoli contenitori di legno solo per necessità quantitative ed avere la pazienza di attendere lunghi anni per lasciare che il tempo compia la sua elevazione: questo è il lavoro che hanno scelto di fare i fratelli Garella. Seguendo il ritmo lento della campagna, impiegando i pochi denari per acquistare nuove vigne ma per avere anche qualche buona informazione dalla ricerca e dalla sperimentazione.

I vitigni coltivati sono il nebbiolo, la croatina, la vespolina, lo chatus, la negrera e tanti altri minori. Tutti assieme formano il vino dedicato al vecchio Giuan: sono poche bottiglie, preziose ed esclusive, che solo pochi sapranno trovare tra i vicoli di Masserano, dove i fratelli Garella producono i loro pochi vini in attesa di trovare i mezzi per restaurare un vecchio fabbricato per lavorare presto e meglio le loro uve.

Il vino si chiama Juan 2006, non ha denominazione di origine, ma sono Daniele e Cristiano Garella di Masserano in provincia di Biella a farsi garanti di origine e qualità.
Luigi Veronelli ha conosciuto questi vignaioli ragazzini, ma non siamo certi che abbia avuto il tempo di assaggiare il loro vino. Peccato, perché gli sarebbe piaciuto molto. Lo berremo noi oggi, nono anniversario della scomparsa di Veronelli, con gli amici che ci verranno a trovare per ricordare un amico e un maestro.

Gigi Brozzoni