Cercheremo di non fare come la famiglia Ramsey di Gita al Faro, il romanzo di Virginia Woolf del 1927, non daremo troppo peso alle previsioni del tempo così da non avere troppi tentennamenti, troppi ripensamenti, troppe esitazioni e partiremo alla volta della Valle Isarco, a nord di Bolzano. Percorreremo la valle per una trentina di chilometri fino a quando l’Isarco incontrerà il fiume Rienza; dalla confluenza dei due fiumi si è formato una vasto ovale pianeggiante che ha le sembianze di un piccolo altopiano.
Da questo punto si possono ammirare cime di grande bellezza, non altissime ma acuminate e slanciate verso il cielo come il Sass de Pudia e la Plose. Questo paesaggio si è formato nel Pre-Paleozoico ma i suoli che circondano l’altipiano con al centro la città di Bressanone (Brixen, nella più appropriata lingua tedesca) si sono formati nel Periodo Permiano dell’Era Paleozoica, vale a dire circa 290 milioni di anni fa. I geologi li hanno classificati con il nome di Fillade Quarzifera di Bressanone (simile ma non identica a quella di Recoaro), ad indicarne l’unicità e irripetibilità di questo ambiente. I minerali fillosilicati appaiono in sezione come delle micro fogliette tutte adese le une dalle altre e per questo tipo di impacchettamento vengono denominate filladi.
Anche la parte pianeggiante è formata da suoli molto singolari, ossia da Morene würmiane del Quaternario che hanno raccolto i detriti delle più alte rocce circostanti depositandole in quest’area. E proprio alla confluenza tra questi due suoli – le filladi erose, frantumate e sbriciolate dal clima e le rocce sminuzzate dalla discesa dei ghiacciai – nasce la viticoltura di Bressanone. Siamo a 560 metri di altitudine in una conca che di giorno accumula tutto il calore dato dal sole, con una lucentezza scintillante e limpida come solo a queste altitudini riesce, e con temperature notturne che si abbassano di 10-15 gradi centigradi.
Su queste pendici Peter Wachtler ha raccolto l’eredità paterna e al Maso Taschler coltiva i vitigni che meglio si adattano a questi ambienti estremi ed unici; gewürztraminer, riesling renano, kerner e sylvaner. Tutti vitigni aromatici che necessitano di questo ambiente per poter esprimere le loro qualità, le loro personalità, le loro singolari declinazioni, uniche ed irripetibili. Peter racconta con partecipata lucidità l’amore per questa terra, per questo ambiente ma anche per quella dei suoi abitanti che continuano a sfidare le avversità del clima e del mercato con rigenerato ardore.
Abbiamo stappato la bottiglia più preziosa della sua produzione, l’Alto Adige Valle Isarco Sylvaner Lahner del 2012, l’azienda si chiama Taschlerhof con sede a Bressanone. Dalla vigna Lahner, erta e sostenuta da muri a secco, si ricava il Sylvaner che verrà affinato parte in acciaio inox e parte in grandi botti di rovere per esaltare la sua grande aromaticità floreale, la sua trama acidula agile e vivace, i suoi gusti di frutti tropicali e la sua sapidità minerale.
Il clima ci è stato amico nonostante le previsioni non fossero delle più rosee. Dovrò consigliare a tutte le famiglie Ramsey meno dubbi, discussioni, tentennamenti e più coraggio perché la sorte premia sempre gli audaci.
Gigi Brozzoni