Non mi è ancora chiaro se Ciccio Zaccagnini sia un vignaiolo a cui piace l’arte o sia invece un collezionista a cui piace fare il vignaiolo. Mi è difficile trovare l’esatta gerarchia tra questi due fattori, tanto sono inestricabilmente fusi in un tutt’uno. Basterà, allora, sapere che Ciccio Zaccagnini ha scelto di fare il vignaiolo nel 1978 a Bolognano, in provincia di Pescara, in una terra antica e molto speciale formata da suoli calcarei con interstrati argillosi che fanno parte della cosiddetta Colata della Maiella, un luogo singolare dove si avvertono le brezze marine che si alternano a quelle dell’Appennino più impervio.

Sono le Terre di Casauria, da poco diventate una specificazione di pregio della Doc Montepulciano d’Abruzzo. Ma già nel 1984 scopre una sua vocazione artistica che lo metterà in contatto con il Maestro tedesco Joseph Beuys, con il quale darà vita al progetto Difesa della Natura. Da allora le sue vigne e la sua cantina si sono arricchite di importanti opere d’arte ed ogni anno a novembre si celebra la manifestazione Uvarte, che porta a Bolognano i migliori artisti da tutto il mondo, rafforzando il binomio vino e arte.

Ho stappato il Montepulciano d’Abruzzo Terre di Casauria Riserva San Clemente 2009 di Ciccio Zaccagnini e mi si è mostrato rubino con riflesso blu notte intenso e profondo, quasi impenetrabile; il profumo intenso, persino impetuoso, ha portato frutti di bosco maturi e concentrati, ciliegia selvatica unita ad una rosa leggermente appassita, un vago accenno animale lievemente selvatico, liquerizia così mentolata da suggerire una sfumatura balsamica. Al gusto si è fatto ancora più diretto, con una sensazione fruttata polposa e matura, di nuovo  l’impronta selvatica e balsamica irrobustita da una bella e calda alcolicità ed una trama tannica incisiva ma di fine trama.

Un vero connubio ben riuscito tra potenza ed eleganza, così terragno e così aereo.

Gigi Brozzoni