È la storia di questi luoghi, un tempo famosi per le risorse minerarie, per i cereali e un po’ per l’olio d’oliva. Il poco vino che si produceva non era conosciuto, non aveva un gran mercato, serviva solo all’approvvigionamento locale. Ma sono luoghi bellissimi, perché si alzano su dolci colline a pochi chilometri dal mare, creando panorami suggestivi, di grande fascino; e nelle giornate limpide e solcate dai venti l’arcipelago Toscano si dispiega nitido fino alle coste della Corsica; più a sud, l’Elba e la Sardegna sembra persino di poterle toccare.

Ma sapete come vanno le cose: a pochi chilometri si stava affermando il fenomeno Sassicaia, che aveva creato fermento e opportunità a tutta la viticoltura italiana e, quindi, tutta quest’area è stata costretta ad interrogarsi sul proprio destino. Prima l’alta Maremma livornese e via via le province confinanti da Pisa a Grosseto hanno intuito che questa era una svolta epocale e che bisognava saper reagire in tempi stretti per non perdere l’onda che avrebbe dato visibilità e opportunità.

A partire dagli anni Ottanta sarà un susseguirsi di nuove aziende nate tra Castagneto Carducci e Suvereto; un po’ in disparte il Castello del Terriccio, antica azienda agricola di Castellina Marittima (e qui a complicare le cose c’è il fatto che siamo in provincia di Pisa) ora gestita da Gian Annibale Rossi di Medelana Serafini Ferri (spero di non aver dimenticato nulla), pensa di orientare le produzioni agricole verso un consistente aumento della viticoltura piantando soprattutto i vitigni bordolesi e lasciando un po’ in disparte le vecchie vigne di trebbiano e sangiovese.

Le nuove vigne nascono tra il 1989 ed il 1990; nel 1993 arriverà Carlo Ferrini e di lì a poco nascerà Lupicaia, che prende il nome di un torrentello ove pare si aggirino lupi. Un vino che segnerà i destini di questa famiglia e farà conoscere il nome del Castello del Terriccio in tutto il mondo. Nel 2000 sarà la volta di un’altra grande novità: dall’ampliamento della base ampelografia con Syrah e Petit Verdot nascerà il Castello del Terriccio, che avrà anch’esso immediato successo.

Sono passati un po’ di anni e i vini principali dell’azienda si sono ormai assestati nel loro stile e personalità, eppure tutte le volte che li assaggiamo entrambi, Lupicaia e Castello del Terriccio, ci viene difficile scegliere quello che più ci piace, che più ci soddisfa, e continuiamo a spostare il naso da un bicchiere all’altro senza riuscire a deciderci.

Oggi non abbiamo dovuto scegliere perché ci è capitata sotto mano una bottiglia di Castello del Terriccio Toscana Igt del 2005; l’abbiamo guardata e rimirata e alla fine abbiamo deciso di estrarre quel tappo che ci impediva un contatto ravvicinatissimo col vino. Che piacere, che gioia! Questi sono quei vini che sanno sbalordire anche noi, nonostante tutti i grandi vini che abbiamo il privilegio di assaggiare; ma ce n’è sempre qualcuno che ci sorprende, ci disorienta.

Evviva!

Gigi Brozzoni