Dovendo stilare una classifica delle aree viticole italiane il cui territorio “marchi” maggiormente i vini che vi si producono, il Collio Goriziano si piazzerebbe sicuramente ai primi posti. Ne ha dato prova la degustazione di Collio Bianco 2011 tenutasi ieri presso la sede del Seminario Permanente Luigi Veronelli: l’assaggio di vini della medesima annata, realizzati con l’impiego di differenti vitigni e tecniche di vinificazione è forse il modo migliore per valutare quanto profondo sia il contributo di questo territorio al profilo organolettico delle cuvée.

Attraverso una ricostruzione delle scelte produttive, spesso inedite e coraggiose, compiute dalle aziende goriziane a partire dagli anni ’80 – forti del sostegno del Consorzio Collio – è stato possibile ripercorrere le principali tappe che hanno portato alla piena valorizzazione di questa impronta territoriale, facendone un elemento chiave anche a livello d’identità commerciale.

La denominazione Collio Bianco si è sviluppata, infatti, seguendo una prospettiva opposta e complementare rispetto a quella dei cosiddetti vini varietali: declinare le potenzialità del Collio non soltanto nei grandi vini monovitigno capaci di competere con i varietali prodotti in ogni parte del mondo, ma anche proponendo un’identità unica, fondata sui vitigni locali, su assemblaggi che valorizzassero la complessità e l’ampiezza dell’impronta aromatica territoriale. Identità che si è nel tempo arricchita della tipologia “Riserva”, a sottolineare la straordinaria capacità d’invecchiamento di questi meravigliosi vini bianchi.

Ecco dunque che è stata progressivamente messa a punto l’idea di “vino aziendale”, un vino, cioè, progettato con l’obiettivo di proporre un’interpretazione del terroir secondo uno stile riconoscibile, legato a un marchio, a un’azienda, a una storia precisa. Accanto al patrimonio territoriale è proprio il lavoro dell’uomo, infatti, a trovare piena espressione in questa tipologia: cuvée sostanzialmente simili per composizione, marcate in modo nitido dalla “ponca” e dal clima del Collio, sono risultate all’assaggio decisamente originali e differenti. Accanto a vini giocati su aromi fruttati e ossidativi, con netta prevalenza di note morbide e mature, ne sono stati infatti proposti altri che fanno dell’eleganza floreale, spesso ricca di inflessioni vegetali, il loro punto di forza.

La preferenza dei degustatori è andata al Collio Bianco Zuani Vigne 2011 della Società Agricola Zuani di San Floriano del Collio (GO), che – con la sua grazia fresca, vegetale e salina – ha prevalso piuttosto nettamente sul secondo classificato, il Collio Bianco Ronco Antico 2011 di Tenuta di Angoris di Cormons (GO), mentre il gradino più basso del podio è stato conquistato dal Collio Bianco Solarco 2011 dell’Azienda Agricola Livon di San Giovanni al Natisone (UD). Tre vini, tre stili che ben rappresentano una delle più importanti realtà dell’enologia italiana.

Andrea Bonini