Si dice a volte, quando viene a mancare qualcuno che ritenevamo importante e fondamentale per le sue opere, per il ruolo che ha rivestito, per il significato della sua vita, che non era questo il momento di andarsene. Eppure domenica scorsa Franco Biondi-Santi se n’è andato. In silenzio, senza nessun avvertimento, nessuna premonizione.

Era anziano, certo, aveva superato i novanta, ma non era mai giunto nessun allarme, e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Siamo molto dispiaciuti per lui e per i suoi cari ed anche preoccupati per Montalcino, perché la sua assenza peserà sul futuro di questa denominazione che stava ritrovando un poco di serenità, ma che rischia di nuovo involuzioni polemiche intorno al Consorzio ed al ruolo che esso dovrebbe ricoprire oggi e in futuro.

Non dovremmo mai dimenticare che fu proprio Franco Biondi-Santi a raccogliere le eredità della famiglia e a traghettare il Brunello verso orizzonti più moderni pur mantenendo un’impostazione enologica classica, fatta di vini che solo con la loro innata longevità sapevano esprimere quel carattere di eleganza e di signorilità che tutto il mondo gli riconobbe.

Vini difficili e in controtendenza rispetto alle attuali esigenze di rapida prontezza che si richiede sempre più esplicitamente, ma che per questa cantina veniva e viene ancora accantonata e scansata, riconoscendole un doveroso trattamento speciale data l’eccezionalità dei suoi vini e del suo marchio.

Noi lo scorso anno sulla Guida Oro I Vini di Veronelli 2013 lo premiammo con il Sole veronelliano, ma non per un suo Brunello di Montalcino, bensì per un vino rosato. Poteva sembrare una irrispettosa provocazione attribuire il massimo premio al vino minore dell’azienda rispetto al blasone del Brunello, ma avvertimmo che in quel vino di colore rosa erano contenuti il genio, la creatività, lo spirito, il rigore, la precisione capaci di elevare i vini rosati ad un ruolo ben maggiore di quanto finora non gli sia stato attribuito dalla critica, dalla distribuzione e dal pubblico.

Noi crediamo che il vino rosato di Franco Biondi-Santi debba avere il ruolo storico e culturale che ebbe il suo Brunello nel secolo scorso, capace di far nascere una denominazione, un territorio, una schiera di viticoltori e di aziende che ora creano ricchezza e prestigio alla terra e agli uomini di Montalcino.

Ho riassaggiato il Toscana Rosato Biondi Santi 2008 della Tenuta Greppo Biondi-Santi di Montalcino (Siena), prodotto in sole 4400 bottiglie con uve sangiovese e messo in commercio dopo quattro anni di affinamento tra botte e bottiglia. Continuo a pensare che questo 2008 sia un capolavoro di freschezza e maturità, di fragranza e complessità, di garbo e di vigore, di eleganza e di energia. Un rosato perfetto di un perfetto vignaiolo.

Gigi Brozzoni