C’è stata un po’ di maretta attorno alla questione Cannubi per un articolo comparso sul Corriere della Sera, dal quale sembrava che qualcuno volesse ampliare la zona di produzione. Niente di tutto ciò; la collina rimane quella, sempre al suo posto e senza alcuna mutazione morfologica e orografica. Tutto immutato, tutto come prima. E come prima bisognerebbe lasciare a discrezione degli interessati se usufruire di una opportunità o farne a meno, senza obblighi o imposizioni di chicchessia.

Anche perché bisognerebbe riprendere a parlare serenamente di Cannubi, di questa splendida collina che si allunga salendo per portarci a Barolo; che non è affatto alla confluenza di due presunti differenti suoli, tortoniano ed elveziano, ma fa integralmente parte dell’unità produttiva di Barolo, costituita da Marne di S. Agata fossili. Così la descrivo nel libro 100 Barolo edito da Go Wine: “Marna e Marna argilloso-siltosa grigia, talora azzurrognola, grigio biancastra in superficie, plastica e omogenea. Paesaggio: rilievi collinari formati da coste simmetriche strette e allungate, semplici o articolate secondo angoli netti. Crinali sub-pianeggianti e versanti a profilo lineare con repentini cambiamenti di esposizione”.

Se avrete tempo e voglia, in una prossima giornata primaverile salite verso Barolo dalla vecchia strada e ogni tanto fermatevi sul ciglio a guardare la collina alla vostra destra; capirete, così, che Cannubi è l’essenza stessa del paesaggio di Barolo. E quando si sarà fatta sera, fate in modo che sulla vostra tavola ci sia una bella bottiglia di Barolo Cannubi 2008 di Marchesi di Barolo. Stappandola già sentirete lo spirito del luogo che preme per venire allo scoperto, per inondarvi dei profumi più leggeri e volatili; versatene in un ampio calice per coglierne tutte le fragranze floreali con la rosa di macchia; poi le note fruttate, con il lampone in primo piano, vi porteranno verso gli aromi più terrei con humus, legna arsa e cenere; un tocco mentolato e di liquerizia completerà il quadro aromatico.

Concentratevi ora sul gusto, perché oltre ai sapori già suggeriti all’olfatto dovrete apprezzare la struttura tannica di questo vino; è lì che si avvertono le differenze dovute ai diversi cru, ai diversi suoli, ai diversi paesaggi, cioè alle diverse unità di produzione. E Cannubi saprà darvi una trama fitta e densa con tannini vivaci ma così serrati da darvi impressioni morbide e vellutate. Le pareti della bocca continuamente stimolate porteranno ad una lunga ed elegantissima persistenza.

Buona serata.

Gigi Brozzoni