Vi sono bottiglie che non si possono aprire così, tanto per bere un goccio di vino a cena, tanto per accompagnare un pasto di ordinaria quotidianità; hanno bisogno di un occasione importante, di qualche piccolo preparativo, di un cibo adeguato, ma alla fine bisogna stapparle e bersele. L’occasione importante nel corso di un anno tutti ce l’hanno e, anche quando qualcuno pensasse di non averla, gli basterebbe aprirla, una di queste bottiglie, per fare diventare importante anche l’occasione più scialba. E così una sera ho trovato l’occasione per aprire una di quelle bottiglie mitiche, nel senso che davvero rappresenta un mito enologico nazionale. Forse il più eclatante che la nostra breve storia enologica di eccellenza possa vantare. Ma sì! ho aperto il Sassicaia, il mitico Sassicaia, il leggendario Sassicaia, il fantasmagorico Sassicaia.
Il vino che ha ridato la speranza e il sorriso, che ha acceso la fantasia e i sogni, che ha illuminato il lavoro e il cammino di migliaia di contadini e di vignaioli, di impresari e di enologi, di venditori e di ristoratori. Tutto un mondo è cresciuto, si è sviluppato, ha prosperato, ha progettato, ha ricercato, si è dato un futuro, delle aspettative, delle soddisfazioni ed ha avuto un successo clamoroso che ha cambiato la vita di migliaia di persone. Sono rinati i borghi, le campagne, le case, i casolari ed i palazzi; sono fioriti i commerci, le professioni, le scuole e gli insegnanti, i libri e le riviste, le industrie e gli accessori.
È bello avere dei miti, perché il mito mantiene giovani e svegli, pronti ai cambiamenti, allenati alle sfide, reattivi alle difficoltà.
È bello passare una serata con una buona compagnia, con un buon cibo e con un buon vino, come il Bolgheri Sassicaia 2004 della Tenuta San Guido di Castagneto Carducci in provincia di Livorno, dove si alternano le brezze di terra e quelle di mare. Il cielo è terso e limpido. Il sole è caldo e splendente. L’acqua poca poca. La vita brulica cheta. Il rumore assente. Le viti danno uve d’oro.
Gigi Brozzoni