Non si sa con precisione quando il Grillo arrivò in Sicilia, se prima o dopo la nascita ufficiale del Marsala che risale al 1773, ma si dice che già a metà Ottocento fosse l’uva più coltivata della provincia di Trapani, contendendo il primato al Catarratto, vitigno principe della Sicilia occidentale. Come sappiamo, però, le sorti del Marsala sono andate via via peggiorando, trascinando con sé anche le fortune del Grillo che subì un continuo ed inarrestabile declino, fino a giungere progressivamente agli attuali 6100 ettari di vigne.

C’è, tuttavia, qualcosa che non ci torna in questa faccenda: ne farò un brevissimo riassunto. Si dice che il Grillo arrivò in Sicilia dalla Puglia, terra nella quale si presume sia giunto dalla Macedonia e quindi da oriente. Ma noi sappiamo che il Marsala nacque dai tradizionali vini perpetui del Trapanese e nella sua ben documentata storia non si accenna mai all’arrivo di un nuovo vitigno adattissimo alla sua produzione.

D’altra parte anche gli ampelografi non ci aiutano molto, allorché descrivono il Grillo come particolarmente indicato per la preparazione del Marsala grazie alla sua elevata alcolicità ed alla sua facile ossidabilità. E allora ieri sera, quando sui nostri tavoli avevamo ben una dozzina di campioni di Grillo delle annate 2010 e 2011, cosa abbiamo assaggiato, visto e considerato che mediamente sulle etichette si parla di 13 gradi di alcol e che i 2010 avevano ben poco da invidiare in termini di freschezza agli imberbi 2011?

Francamente abbiamo l’impressione che gli ampelografi abbiano scambiato l’attitudine con la consuetudine, forse condizionati dal fatto che mancavano fino ad alcuni anni fa esperienze di moderna enologia su questo vitigno. Ma, col declino del Marsala, i vignaioli siciliani si sono chiesti cosa dovevano fare con quella marea di vigne di Grillo, Damaschino, Inzolia e Catarratto, ed hanno così provato a vinificarle separatamente e con diverse tecnologie; tra questi quattro vitigni è presto emerso come il Grillo fosse quello che più facilmente riusciva ad esprimere caratteri e personalità più spiccate e distinte.

Ieri sera, quindi, abbiamo voluto vederci chiaro, perché già da alcuni anni anche nelle degustazioni di Sicilia en Primeur il Grillo fornisce prove sempre migliori e più convincenti. Ha una freschezza invidiabile con alcolicità moderata, toni floreali di sicura eleganza, sapori vegetali molto fini ed un gusto agrumato dolce e maturo, di cedro e di limone. Sembra, per sua fortuna, carente di acido malico e mostra, dunque, un’acidità dolce e succosa, per nulla amara. Queste sue caratteristiche lo rendono un vino evocativo, un vino che racchiude tutta la sicilianità del mare, delle brezze estive, di agrumi e di origano.

Fra tutti gli ottimi vini assaggiati ieri, dalle valutazioni di un pubblico stupito ed affascinato è emerso con forza il Zagra Sicilia Grillo 2011 di Valle dell’Acate seguito a breve distanza dal Grillo Sicilia 2011 di Feudo Montoni. Me ne terrò qualche bottiglia per i pomeriggi e le serate estive del Seminario, quando gli amici vengono a trovarci anche per via delle fresche brezze che spirano sulle Mura di Bergamo Alta.

Vi aspettiamo.

G.B.